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Esercito Italiano
Quiz - Concorso per l'ammissione al 197° corso dell'Accademia Militare dell'Esercito - Anno accademico 2015/2016
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Esercito Italiano
Quiz - Concorso per l'ammissione al 197° corso dell'Accademia Militare dell'Esercito - Anno accademico 2015/2016
Brani lunghi
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Leggere il brano e rispondere a ogni quesito solo in base alle informazioni contenute (esplicitamente oimplicitamente) nel brano e non in base a quanto il candidato eventualmente conosca sull'argomento.
M'ama o non m'ama? Milioni di romantici innamorati cercano una risposta, forse illusoria, sfogliando disciplinatamente la regolamentare margherita; ed è motivo di meraviglia che esistano ancora margherite con i petali tutti al loro posto, stante il numero elevato degli innamorati e stante il fatto che in amore le certezze sono davvero poche. Ma se negli affari di cuore ogni cosa appare sfuggente, incerta, contraddittoria, possiamo almeno consolarci al pensiero che in altri campi ci sono sicurezze assolute e indiscutibili? Se ci pensiamo bene, dobbiamo riconoscere che le situazioni che consentono di mettere tranquillamente la mano sul fuoco sono meno di quanto si potrebbe credere a prima vista. Nel giorno di ferragosto a Roma, farà caldo? Quasi certamente sì. Lanciando 100 volte una moneta verrà sempre testa? Quasi certamente no. Però... però c'è pur sempre un quasi che ci separa dalla certezza, perfino davanti a eventi piuttosto scontati! La verità - fastidiosa, ma inesorabile - è che nella vita è molto raro che si possa essere proprio certi di qualcosa. Ciò non toglie che noi tutti saggiamente rifiutiamo di farci paralizzare dal margine di incertezza che è insito nelle cose, e "scommettiamo" sul verificarsi di certi eventi: i romani prenotano alberghi in località di mare o di montagna per il ferragosto, i giocatori puntano sul fatto che il numero di teste e di croci, in 100 lanci, sia più o meno equilibrato. Insomma, pur consapevoli dell'esistenza di un margine di rischio, non ci tiriamo indietro e operiamo scelte in condizioni di incertezza. Le decisioni che prendiamo nelle numerosissime situazioni in cui disponiamo di una quantità di informazioni non sufficiente per avere la certezza del verificarsi o meno di un evento sono guidate da una valutazione probabilistica. Per millenni tale valutazione - anche nei casi più semplici - è stata condotta "a occhio", sulla base di ragionamenti informali o di esperienze non quantificate. Ad esempio, l'abitante di una popolosa città dove ogni anno, attraverso un sorteggio, venivano scelti i dieci cittadini tenuti a sacrificare ciascuno un vitello alla divinità locale, avrebbe potuto giudicare tale usanza molto nobile e pia, nella (fondata) speranza che nel corso della sua vita non sarebbe mai toccato a lui privarsi del vitello: il gran numero degli abitanti della sua città e la positiva esperienza degli anni precedenti fornivano un sufficiente conforto alla sua magnanimità (e al suo ottimismo). Solo in tempi relativamente recenti (a partire dal diciassettesimo secolo) si sviluppa il tentativo di basare le valutazioni di probabilità su considerazioni di tipo quantitativo. Tale tentativo coincide con la fondazione di un capitolo della matematica del tutto nuovo e originale, il cosiddetto calcolo delle probabilità. La nascita del calcolo delle probabilità è sollecitata da curiosità e problemi che prendono forma in ambienti piuttosto lontani da scuole e accademie: furono gli accaniti giocatori che passavano le loro serate nelle sale da gioco o nelle taverne ad avvertire per primi l'esigenza di un modo rigoroso e "scientifico" di valutare la probabilità. Paradossale? Non troppo. In effetti, a ben rifletterci, sale da gioco e taverne costituivano i "laboratori" ideali della nuova scienza. Infatti è nel gioco che i problemi della probabilità si presentano in forma semplice e "pulita", all'interno di esperienze ripetibili e indipendenti da circostanze esterne e accidentali. Prendiamo ad esempio il gioco dei dadi: è possibile analizzare in modo sistematico le configurazioni che si possono presentare, effettuare calcoli, fare previsioni e verificarle attraverso delle prove; in una parola, è possibile e abbastanza naturale procedere in direzione di una matematizzazione. Altra cosa, ben diversa e ben più difficilmente formalizzabile, è fare previsioni e calcoli rispetto al prossimo raccolto di riso o rispetto alle reazioni della popolazione a un determinato provvedimento delle autorità.
(Archivio Selexi)
L'autore del brano sostiene che noi tutti "scommettiamo" perché:
M'ama o non m'ama? Milioni di romantici innamorati cercano una risposta, forse illusoria, sfogliando disciplinatamente la regolamentare margherita; ed è motivo di meraviglia che esistano ancora margherite con i petali tutti al loro posto, stante il numero elevato degli innamorati e stante il fatto che in amore le certezze sono davvero poche. Ma se negli affari di cuore ogni cosa appare sfuggente, incerta, contraddittoria, possiamo almeno consolarci al pensiero che in altri campi ci sono sicurezze assolute e indiscutibili? Se ci pensiamo bene, dobbiamo riconoscere che le situazioni che consentono di mettere tranquillamente la mano sul fuoco sono meno di quanto si potrebbe credere a prima vista. Nel giorno di ferragosto a Roma, farà caldo? Quasi certamente sì. Lanciando 100 volte una moneta verrà sempre testa? Quasi certamente no. Però... però c'è pur sempre un quasi che ci separa dalla certezza, perfino davanti a eventi piuttosto scontati! La verità - fastidiosa, ma inesorabile - è che nella vita è molto raro che si possa essere proprio certi di qualcosa. Ciò non toglie che noi tutti saggiamente rifiutiamo di farci paralizzare dal margine di incertezza che è insito nelle cose, e "scommettiamo" sul verificarsi di certi eventi: i romani prenotano alberghi in località di mare o di montagna per il ferragosto, i giocatori puntano sul fatto che il numero di teste e di croci, in 100 lanci, sia più o meno equilibrato. Insomma, pur consapevoli dell'esistenza di un margine di rischio, non ci tiriamo indietro e operiamo scelte in condizioni di incertezza. Le decisioni che prendiamo nelle numerosissime situazioni in cui disponiamo di una quantità di informazioni non sufficiente per avere la certezza del verificarsi o meno di un evento sono guidate da una valutazione probabilistica. Per millenni tale valutazione - anche nei casi più semplici - è stata condotta "a occhio", sulla base di ragionamenti informali o di esperienze non quantificate. Ad esempio, l'abitante di una popolosa città dove ogni anno, attraverso un sorteggio, venivano scelti i dieci cittadini tenuti a sacrificare ciascuno un vitello alla divinità locale, avrebbe potuto giudicare tale usanza molto nobile e pia, nella (fondata) speranza che nel corso della sua vita non sarebbe mai toccato a lui privarsi del vitello: il gran numero degli abitanti della sua città e la positiva esperienza degli anni precedenti fornivano un sufficiente conforto alla sua magnanimità (e al suo ottimismo). Solo in tempi relativamente recenti (a partire dal diciassettesimo secolo) si sviluppa il tentativo di basare le valutazioni di probabilità su considerazioni di tipo quantitativo. Tale tentativo coincide con la fondazione di un capitolo della matematica del tutto nuovo e originale, il cosiddetto calcolo delle probabilità. La nascita del calcolo delle probabilità è sollecitata da curiosità e problemi che prendono forma in ambienti piuttosto lontani da scuole e accademie: furono gli accaniti giocatori che passavano le loro serate nelle sale da gioco o nelle taverne ad avvertire per primi l'esigenza di un modo rigoroso e "scientifico" di valutare la probabilità. Paradossale? Non troppo. In effetti, a ben rifletterci, sale da gioco e taverne costituivano i "laboratori" ideali della nuova scienza. Infatti è nel gioco che i problemi della probabilità si presentano in forma semplice e "pulita", all'interno di esperienze ripetibili e indipendenti da circostanze esterne e accidentali. Prendiamo ad esempio il gioco dei dadi: è possibile analizzare in modo sistematico le configurazioni che si possono presentare, effettuare calcoli, fare previsioni e verificarle attraverso delle prove; in una parola, è possibile e abbastanza naturale procedere in direzione di una matematizzazione. Altra cosa, ben diversa e ben più difficilmente formalizzabile, è fare previsioni e calcoli rispetto al prossimo raccolto di riso o rispetto alle reazioni della popolazione a un determinato provvedimento delle autorità.
(Archivio Selexi)
L'autore del brano sostiene che noi tutti "scommettiamo" perché:
A | amiamo sfogliare le margherite |
B | effettuiamo una valutazione probabilistica sulla base dell'esperienza |
C | in fondo siamo tutti giocatori |
D | non ci fidiamo delle previsioni meteorologiche |
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