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Tutte le domande del quiz : Brani lunghi

tratto da:
Esercito Italiano
Quiz - Concorso per l'ammissione al 197° corso dell'Accademia Militare dell'Esercito - Anno accademico 2015/2016



 Esercitati su questo Quiz 

RISPOSTA   Domanda di media difficoltà Leggere il brano e rispondere a ogni quesito solo in base alle informazioni contenute (esplicitamente oimplicitamente) nel brano e non in base a quanto il candidato eventualmente conosca sull'argomento.  Capita a volte che due persone, un uomo e una donna, nelle quali passa in quel momento il fluido misterioso e potente della primavera, s'uniscano e mettano al mondo un bambino. Nei primi tempi della sua vita, quel piccolo essere, intriso ancora di tutta la freschezza e beltà che costituì il sentimento dei suoi genitori, è oggetto, da parte di questi, delle più trepide e appassionate cure. In lui, padre e madre accarezzano e contemplano, quasi incoscientemente, quella che fu la propria recente e ineffabile felicità.Ma a poco a poco, e cioè quando il bambino, trascorsi i primissimi anni, comincia a perdere quella certa aureola di animalità che lo circondava, dai capelli leggeri come piume ai piedi morbidi come fiori; e i suoi sguardi, fino allora ridenti e incerti, acquistano un'interiorità, manifestano un pensiero e annunciano quasi la capacità di un distacco da coloro che lo hanno generato; e, in altre parole, uno sconosciuto "io" compare in quella carne con l'intento preciso di mutarla, e correggerne via via il disegno, e finalmente (cosa che avverrà nel tempo) distruggerla: allora quella prima trionfante e come inesauribile tenerezza dei genitori si arresta, disorientata, e, senza che essi neppure se ne avvedano, comincia a perdere rapidamente tutta la sua forza. (Anna Maria Ortese, "L'Infanta sepolta”) Qual è il verbo da cui deriva l'espressione "se ne avvedano" (paragrafo 2)?
RISPOSTA   Domanda difficile Leggere il brano e rispondere a ogni quesito solo in base alle informazioni contenute (esplicitamente oimplicitamente) nel brano e non in base a quanto il candidato eventualmente conosca sull'argomento.  Che assurdità! Essere fatto fuori, e nemmeno in battaglia, ma in quel fetente angolo di trincea, per un istante di distrazione! Pensai all'uomo che mi aveva sparato contro; mi chiesi chi potesse essere, se spagnolo o straniero, se sapesse che m'aveva colpito. Non potevo sentire nessun rancore contro di lui. Riflettevo che io lo avrei ucciso se ci fossi riuscito, ma che se fosse stato prigioniero e me lo avessero portato di fronte, mi sarei solo congratulato con lui per la sua buona mira. Ma può anche darsi che, quando si è veramente moribondi, si pensino tutt'altre cose. M'avevano appena messo sulla barella che il braccio cominciò a dolermi in modo infernale. Pensai d'essermelo spezzato cadendo, ma il dolore mi rallegrò, perché sapevo che la nostra sensibilità non si acutizza quando si agonizza. Cominciai a sentirmi più normale e a dispiacermi per quei quattro poveri diavoli che sudavano e sdrucciolavano con la barella sulle spalle. Le foglie dei pioppi che in certi punti fiancheggiavano le nostre trincee mi sfioravano la faccia, e io pensai come fosse bello vivere in un mondo dove allignano i pioppi. (George Orwell, "Omaggio alla Catalogna", Mondadori) Che ruolo ha il dolore nella circostanza descritta?
RISPOSTA   Domanda difficile Leggere il brano e rispondere a ogni quesito solo in base alle informazioni contenute (esplicitamente oimplicitamente) nel brano e non in base a quanto il candidato eventualmente conosca sull'argomento.  Che assurdità! Essere fatto fuori, e nemmeno in battaglia, ma in quel fetente angolo di trincea, per un istante di distrazione! Pensai all'uomo che mi aveva sparato contro; mi chiesi chi potesse essere, se spagnolo o straniero, se sapesse che m'aveva colpito. Non potevo sentire nessun rancore contro di lui. Riflettevo che io lo avrei ucciso se ci fossi riuscito, ma che se fosse stato prigioniero e me lo avessero portato di fronte, mi sarei solo congratulato con lui per la sua buona mira. Ma può anche darsi che, quando si è veramente moribondi, si pensino tutt'altre cose. M'avevano appena messo sulla barella che il braccio cominciò a dolermi in modo infernale. Pensai d'essermelo spezzato cadendo, ma il dolore mi rallegrò, perché sapevo che la nostra sensibilità non si acutizza quando si agonizza. Cominciai a sentirmi più normale e a dispiacermi per quei quattro poveri diavoli che sudavano e sdrucciolavano con la barella sulle spalle. Le foglie dei pioppi che in certi punti fiancheggiavano le nostre trincee mi sfioravano la faccia, e io pensai come fosse bello vivere in un mondo dove allignano i pioppi. (George Orwell, "Omaggio alla Catalogna", Mondadori) Il contatto leggero delle foglie:
RISPOSTA   Domanda difficile Leggere il brano e rispondere a ogni quesito solo in base alle informazioni contenute (esplicitamente oimplicitamente) nel brano e non in base a quanto il candidato eventualmente conosca sull'argomento.  Che assurdità! Essere fatto fuori, e nemmeno in battaglia, ma in quel fetente angolo di trincea, per un istante di distrazione! Pensai all'uomo che mi aveva sparato contro; mi chiesi chi potesse essere, se spagnolo o straniero, se sapesse che m'aveva colpito. Non potevo sentire nessun rancore contro di lui. Riflettevo che io lo avrei ucciso se ci fossi riuscito, ma che se fosse stato prigioniero e me lo avessero portato di fronte, mi sarei solo congratulato con lui per la sua buona mira. Ma può anche darsi che, quando si è veramente moribondi, si pensino tutt'altre cose. M'avevano appena messo sulla barella che il braccio cominciò a dolermi in modo infernale. Pensai d'essermelo spezzato cadendo, ma il dolore mi rallegrò, perché sapevo che la nostra sensibilità non si acutizza quando si agonizza. Cominciai a sentirmi più normale e a dispiacermi per quei quattro poveri diavoli che sudavano e sdrucciolavano con la barella sulle spalle. Le foglie dei pioppi che in certi punti fiancheggiavano le nostre trincee mi sfioravano la faccia, e io pensai come fosse bello vivere in un mondo dove allignano i pioppi. (George Orwell, "Omaggio alla Catalogna", Mondadori) Cosa prova l'autore nei confronti di colui che l'ha colpito?
RISPOSTA   Domanda di media difficoltà Leggere il brano e rispondere a ogni quesito solo in base alle informazioni contenute (esplicitamente oimplicitamente) nel brano e non in base a quanto il candidato eventualmente conosca sull'argomento.  Circondarono il cespuglio ma la scrofa se ne andò, portandosi via un'altra lancia nel fianco. Quello strascico di lance la impacciava, e le punte aguzze, infilate di sbieco, erano un tormento. Essa andò a sbattere contro un albero, cacciandosi ancora più addentro una delle lance; dopo di che chiunque dei cacciatori poteva inseguirla facilmente, tanto copioso era il sangue che perdeva. Il pomeriggio passava, nebbioso e paurosamente soffocante; la scrofa continuava a scappare davanti a loro, perdendo sangue, barcollando come pazza, e i cacciatori le andavano dietro, posseduti da una gioia feroce, eccitati del lungo inseguimento e da tutto quel sangue. Ormai la potevano vedere, quasi la raggiungevano, ma essa saettò via con le sue ultime forze e riprese una certa distanza. Le erano proprio dietro quando essa arrivò, barcollando, ad una radura dove crescevano dei bei fiori e delle farfalle danzavano una intorno all'altra e l'aria era calda e ferma.Qui, abbattuta dal calore, la scrofa piombò al suolo, e i cacciatori si gettarono su di lei. Quella spaventosa irruzione fuori da un mondo conosciuto la rese frenetica: strillava e saltava, e l'aria era piena di sudore e di fracasso e di sangue e di terrore. Ruggero correva intorno al mucchio, spingendo con forza la sua lancia ogni volta che vedeva la carne della scrofa: Jack le balzò sul dorso e piantò giù il coltello: Ruggero trovò un punto che cedeva e cominciò a spingere, buttandosi sul bastone con tutte le sue forze. Adagio adagio la lancia penetrava e gli strilli terrorizzati divennero un grido solo, altissimo. Poi Jack trovò la gola, e il sangue gli sprizzò sulle mani, caldo caldo. La scrofa si accasciò sotto di loro ed essi le furono sopra con tutto il loro peso, appagati finalmente. Le farfalle danzavano sempre, distratte in mezzo alla radura. (W. Goldin, "Il signore delle mosche", Bibliotex) Quale dei seguenti titoli meglio si adatta al contenuto del brano?
RISPOSTA   Domanda difficile Leggere il brano e rispondere a ogni quesito solo in base alle informazioni contenute (esplicitamente oimplicitamente) nel brano e non in base a quanto il candidato eventualmente conosca sull'argomento.  Città del Messico è una città di superlativi: è insieme la più antica (669 anni) e la più alta (2240 metri) città del continente nordamericano e, con i suoi 22 milioni di abitanti, è la più popolosa del mondo. È il centro della vita culturale, politica e finanziaria del Messico, in cui è ancora molto radicata l'eredità azteca.Per capire Città del Messico, è necessario conoscere com'era prima dell'arrivo dei conquistadores spagnoli nel XVI secolo: la raffinata e prospera capitale della civiltà azteca. Un migliaio di anni dopo la fine della grande città tolteca di Teotihuacan, gli Aztechi, che vagavano in cerca della terra promessa da una profezia, costruirono la loro città dopo avere incontrato un'aquila, che teneva un serpente nel becco, appollaiata sul ramo di uno spinoso fico d'india. Nel 1325, la data ufficiale della fondazione di Città del Messico (su cui però non tutti gli storici sono d'accordo), la città fu fondata in quello stesso luogo. Tenochtitlan, questo era il suo nome, era perfino allora la più grande città dell'emisfero ovest e, secondo gli storici, una delle tre più grandi della terra. Tenochtitlan occupava quella che era allora un'isola nel basso lago Texcoco, unita ad altre città satellite sulle rive (oggi quartieri) da una rete di calzadas (canali e sopraelevate; oggi superstrade). Quando il conquistador spagnolo Hernan Cortés mise gli occhi sulla città per la prima volta, fu abbagliato dalla splendida metropoli, che a lui e ai suoi uomini ricordava Venezia.La conquista fu resa possibile da una serie di fattori: il superstizioso imperatore azteco Montezuma II credette che il bianco, barbuto Cortés a cavallo fosse un discendente del potente serpente-dio Quetzalcoatl, il quale, secondo una profezia tragicamente ironica, era atteso dall'est nell'anno 1519 per governare quella terra. Di conseguenza, Montezuma accolse il forestiero, offrendogli oro e una sfarzosa sistemazione.Come ricompensa, Cortés iniziò lo sterminio della popolazione di Tenochtitlan, che andò avanti per almeno due anni. Si unì a lui un enorme esercito di indios che odiavano Tenochtitlan, raccolti da altre colonie, ormai stanchi di sopportare il dominio e di pagare le tasse dell'impero azteco. Cortés riuscì a distruggere Tenochtitlan con la forza del loro esercito, un sistema di brigantini costruiti appositamente per attraversare il lago, con i cavalli, con le armi da fuoco e con le armature importate dall'Europa; il vaiolo e il raffreddore, inoltre, contribuirono a falcidiare la popolazione. Solo due secoli dopo la sua fondazione, la giovane capitale azteca giaceva in rovina, con circa metà della sua popolazione decimata dalla battaglia, dalla fame e dalle contagiose epidemie europee contro cui non avevano difesa.La conquista portò alla formazione di una nuova cultura, che è qualcosa di più della combinazione delle sue distinte componenti etniche; una filosofica targa del 1964 nella Plaza de las Tres Culturas (Piazza delle Tre Culture), a nord del centro, riassume molto bene la fisionomia generale della città, affermando: "Il 13 agosto 1521, difesa dall'eroico Cuauhtémoc (successore di Montezuma), Tlatelolco cadde sotto il potere di Hernan Cortés. Non fu né un trionfo né una sconfitta. Fu la nascita sofferta della nazione messicana".Cortés iniziò a costruire Città del Messico, la capitale di quella che lui chiamò patriotticamente Nuova Spagna, la colonia dell'Impero spagnolo destinata a espandersi verso nord, coprendo quelli che sono ora gli Stati Uniti del sud e, verso sud, in direzione di Panama. Nel luogo del distrutto centro rituale azteco - oggi lo Zocalo - cominciò a costruire una chiesa (antenata della gigantesca Cattedrale Metropolitana), ville ed edifici governativi. (Archivio Selexi) Secondo l'autore del brano, quale significato esprime la targa collocata nella Plaza de las Tres Culturas?
RISPOSTA   Domanda difficile Leggere il brano e rispondere a ogni quesito solo in base alle informazioni contenute (esplicitamente oimplicitamente) nel brano e non in base a quanto il candidato eventualmente conosca sull'argomento.  Città del Messico è una città di superlativi: è insieme la più antica (669 anni) e la più alta (2240 metri) città del continente nordamericano e, con i suoi 22 milioni di abitanti, è la più popolosa del mondo. È il centro della vita culturale, politica e finanziaria del Messico, in cui è ancora molto radicata l'eredità azteca.Per capire Città del Messico, è necessario conoscere com'era prima dell'arrivo dei conquistadores spagnoli nel XVI secolo: la raffinata e prospera capitale della civiltà azteca. Un migliaio di anni dopo la fine della grande città tolteca di Teotihuacan, gli Aztechi, che vagavano in cerca della terra promessa da una profezia, costruirono la loro città dopo avere incontrato un'aquila, che teneva un serpente nel becco, appollaiata sul ramo di uno spinoso fico d'india. Nel 1325, la data ufficiale della fondazione di Città del Messico (su cui però non tutti gli storici sono d'accordo), la città fu fondata in quello stesso luogo. Tenochtitlan, questo era il suo nome, era perfino allora la più grande città dell'emisfero ovest e, secondo gli storici, una delle tre più grandi della terra. Tenochtitlan occupava quella che era allora un'isola nel basso lago Texcoco, unita ad altre città satellite sulle rive (oggi quartieri) da una rete di calzadas (canali e sopraelevate; oggi superstrade). Quando il conquistador spagnolo Hernan Cortés mise gli occhi sulla città per la prima volta, fu abbagliato dalla splendida metropoli, che a lui e ai suoi uomini ricordava Venezia.La conquista fu resa possibile da una serie di fattori: il superstizioso imperatore azteco Montezuma II credette che il bianco, barbuto Cortés a cavallo fosse un discendente del potente serpente-dio Quetzalcoatl, il quale, secondo una profezia tragicamente ironica, era atteso dall'est nell'anno 1519 per governare quella terra. Di conseguenza, Montezuma accolse il forestiero, offrendogli oro e una sfarzosa sistemazione.Come ricompensa, Cortés iniziò lo sterminio della popolazione di Tenochtitlan, che andò avanti per almeno due anni. Si unì a lui un enorme esercito di indios che odiavano Tenochtitlan, raccolti da altre colonie, ormai stanchi di sopportare il dominio e di pagare le tasse dell'impero azteco. Cortés riuscì a distruggere Tenochtitlan con la forza del loro esercito, un sistema di brigantini costruiti appositamente per attraversare il lago, con i cavalli, con le armi da fuoco e con le armature importate dall'Europa; il vaiolo e il raffreddore, inoltre, contribuirono a falcidiare la popolazione. Solo due secoli dopo la sua fondazione, la giovane capitale azteca giaceva in rovina, con circa metà della sua popolazione decimata dalla battaglia, dalla fame e dalle contagiose epidemie europee contro cui non avevano difesa.La conquista portò alla formazione di una nuova cultura, che è qualcosa di più della combinazione delle sue distinte componenti etniche; una filosofica targa del 1964 nella Plaza de las Tres Culturas (Piazza delle Tre Culture), a nord del centro, riassume molto bene la fisionomia generale della città, affermando: "Il 13 agosto 1521, difesa dall'eroico Cuauhtémoc (successore di Montezuma), Tlatelolco cadde sotto il potere di Hernan Cortés. Non fu né un trionfo né una sconfitta. Fu la nascita sofferta della nazione messicana".Cortés iniziò a costruire Città del Messico, la capitale di quella che lui chiamò patriotticamente Nuova Spagna, la colonia dell'Impero spagnolo destinata a espandersi verso nord, coprendo quelli che sono ora gli Stati Uniti del sud e, verso sud, in direzione di Panama. Nel luogo del distrutto centro rituale azteco - oggi lo Zocalo - cominciò a costruire una chiesa (antenata della gigantesca Cattedrale Metropolitana), ville ed edifici governativi. (Archivio Selexi) Quale dei seguenti fattori NON contribuì alla sconfitta azteca contro gli spagnoli?
RISPOSTA   Domanda di media difficoltà Leggere il brano e rispondere a ogni quesito solo in base alle informazioni contenute (esplicitamente oimplicitamente) nel brano e non in base a quanto il candidato eventualmente conosca sull'argomento.  Città del Messico è una città di superlativi: è insieme la più antica (669 anni) e la più alta (2240 metri) città del continente nordamericano e, con i suoi 22 milioni di abitanti, è la più popolosa del mondo. È il centro della vita culturale, politica e finanziaria del Messico, in cui è ancora molto radicata l'eredità azteca.Per capire Città del Messico, è necessario conoscere com'era prima dell'arrivo dei conquistadores spagnoli nel XVI secolo: la raffinata e prospera capitale della civiltà azteca. Un migliaio di anni dopo la fine della grande città tolteca di Teotihuacan, gli Aztechi, che vagavano in cerca della terra promessa da una profezia, costruirono la loro città dopo avere incontrato un'aquila, che teneva un serpente nel becco, appollaiata sul ramo di uno spinoso fico d'india. Nel 1325, la data ufficiale della fondazione di Città del Messico (su cui però non tutti gli storici sono d'accordo), la città fu fondata in quello stesso luogo. Tenochtitlan, questo era il suo nome, era perfino allora la più grande città dell'emisfero ovest e, secondo gli storici, una delle tre più grandi della terra. Tenochtitlan occupava quella che era allora un'isola nel basso lago Texcoco, unita ad altre città satellite sulle rive (oggi quartieri) da una rete di calzadas (canali e sopraelevate; oggi superstrade). Quando il conquistador spagnolo Hernan Cortés mise gli occhi sulla città per la prima volta, fu abbagliato dalla splendida metropoli, che a lui e ai suoi uomini ricordava Venezia.La conquista fu resa possibile da una serie di fattori: il superstizioso imperatore azteco Montezuma II credette che il bianco, barbuto Cortés a cavallo fosse un discendente del potente serpente-dio Quetzalcoatl, il quale, secondo una profezia tragicamente ironica, era atteso dall'est nell'anno 1519 per governare quella terra. Di conseguenza, Montezuma accolse il forestiero, offrendogli oro e una sfarzosa sistemazione.Come ricompensa, Cortés iniziò lo sterminio della popolazione di Tenochtitlan, che andò avanti per almeno due anni. Si unì a lui un enorme esercito di indios che odiavano Tenochtitlan, raccolti da altre colonie, ormai stanchi di sopportare il dominio e di pagare le tasse dell'impero azteco. Cortés riuscì a distruggere Tenochtitlan con la forza del loro esercito, un sistema di brigantini costruiti appositamente per attraversare il lago, con i cavalli, con le armi da fuoco e con le armature importate dall'Europa; il vaiolo e il raffreddore, inoltre, contribuirono a falcidiare la popolazione. Solo due secoli dopo la sua fondazione, la giovane capitale azteca giaceva in rovina, con circa metà della sua popolazione decimata dalla battaglia, dalla fame e dalle contagiose epidemie europee contro cui non avevano difesa.La conquista portò alla formazione di una nuova cultura, che è qualcosa di più della combinazione delle sue distinte componenti etniche; una filosofica targa del 1964 nella Plaza de las Tres Culturas (Piazza delle Tre Culture), a nord del centro, riassume molto bene la fisionomia generale della città, affermando: "Il 13 agosto 1521, difesa dall'eroico Cuauhtémoc (successore di Montezuma), Tlatelolco cadde sotto il potere di Hernan Cortés. Non fu né un trionfo né una sconfitta. Fu la nascita sofferta della nazione messicana".Cortés iniziò a costruire Città del Messico, la capitale di quella che lui chiamò patriotticamente Nuova Spagna, la colonia dell'Impero spagnolo destinata a espandersi verso nord, coprendo quelli che sono ora gli Stati Uniti del sud e, verso sud, in direzione di Panama. Nel luogo del distrutto centro rituale azteco - oggi lo Zocalo - cominciò a costruire una chiesa (antenata della gigantesca Cattedrale Metropolitana), ville ed edifici governativi. (Archivio Selexi) Dal brano è possibile dedurre che l'antico nome di Città del Messico era:
RISPOSTA   Domanda difficile Leggere il brano e rispondere a ogni quesito solo in base alle informazioni contenute (esplicitamente oimplicitamente) nel brano e non in base a quanto il candidato eventualmente conosca sull'argomento.  Città del Messico è una città di superlativi: è insieme la più antica (669 anni) e la più alta (2240 metri) città del continente nordamericano e, con i suoi 22 milioni di abitanti, è la più popolosa del mondo. È il centro della vita culturale, politica e finanziaria del Messico, in cui è ancora molto radicata l'eredità azteca.Per capire Città del Messico, è necessario conoscere com'era prima dell'arrivo dei conquistadores spagnoli nel XVI secolo: la raffinata e prospera capitale della civiltà azteca. Un migliaio di anni dopo la fine della grande città tolteca di Teotihuacan, gli Aztechi, che vagavano in cerca della terra promessa da una profezia, costruirono la loro città dopo avere incontrato un'aquila, che teneva un serpente nel becco, appollaiata sul ramo di uno spinoso fico d'india. Nel 1325, la data ufficiale della fondazione di Città del Messico (su cui però non tutti gli storici sono d'accordo), la città fu fondata in quello stesso luogo. Tenochtitlan, questo era il suo nome, era perfino allora la più grande città dell'emisfero ovest e, secondo gli storici, una delle tre più grandi della terra. Tenochtitlan occupava quella che era allora un'isola nel basso lago Texcoco, unita ad altre città satellite sulle rive (oggi quartieri) da una rete di calzadas (canali e sopraelevate; oggi superstrade). Quando il conquistador spagnolo Hernan Cortés mise gli occhi sulla città per la prima volta, fu abbagliato dalla splendida metropoli, che a lui e ai suoi uomini ricordava Venezia.La conquista fu resa possibile da una serie di fattori: il superstizioso imperatore azteco Montezuma II credette che il bianco, barbuto Cortés a cavallo fosse un discendente del potente serpente-dio Quetzalcoatl, il quale, secondo una profezia tragicamente ironica, era atteso dall'est nell'anno 1519 per governare quella terra. Di conseguenza, Montezuma accolse il forestiero, offrendogli oro e una sfarzosa sistemazione.Come ricompensa, Cortés iniziò lo sterminio della popolazione di Tenochtitlan, che andò avanti per almeno due anni. Si unì a lui un enorme esercito di indios che odiavano Tenochtitlan, raccolti da altre colonie, ormai stanchi di sopportare il dominio e di pagare le tasse dell'impero azteco. Cortés riuscì a distruggere Tenochtitlan con la forza del loro esercito, un sistema di brigantini costruiti appositamente per attraversare il lago, con i cavalli, con le armi da fuoco e con le armature importate dall'Europa; il vaiolo e il raffreddore, inoltre, contribuirono a falcidiare la popolazione. Solo due secoli dopo la sua fondazione, la giovane capitale azteca giaceva in rovina, con circa metà della sua popolazione decimata dalla battaglia, dalla fame e dalle contagiose epidemie europee contro cui non avevano difesa.La conquista portò alla formazione di una nuova cultura, che è qualcosa di più della combinazione delle sue distinte componenti etniche; una filosofica targa del 1964 nella Plaza de las Tres Culturas (Piazza delle Tre Culture), a nord del centro, riassume molto bene la fisionomia generale della città, affermando: "Il 13 agosto 1521, difesa dall'eroico Cuauhtémoc (successore di Montezuma), Tlatelolco cadde sotto il potere di Hernan Cortés. Non fu né un trionfo né una sconfitta. Fu la nascita sofferta della nazione messicana".Cortés iniziò a costruire Città del Messico, la capitale di quella che lui chiamò patriotticamente Nuova Spagna, la colonia dell'Impero spagnolo destinata a espandersi verso nord, coprendo quelli che sono ora gli Stati Uniti del sud e, verso sud, in direzione di Panama. Nel luogo del distrutto centro rituale azteco - oggi lo Zocalo - cominciò a costruire una chiesa (antenata della gigantesca Cattedrale Metropolitana), ville ed edifici governativi. (Archivio Selexi) In quale secolo gli Spagnoli sterminarono la civiltà azteca?
RISPOSTA   Domanda difficile Leggere il brano e rispondere a ogni quesito solo in base alle informazioni contenute (esplicitamente oimplicitamente) nel brano e non in base a quanto il candidato eventualmente conosca sull'argomento.  Come paragonare il mondo dei nostri giorni con quello del 1914? Oggi sulla terra vi sono cinque o sei miliardi di persone, forse tre volte di più di quante ve ne fossero allo scoppio della prima guerra mondiale, e questa crescita è avvenuta nonostante il fatto che durante il Secolo breve siano stati uccisi o lasciati morire per decisione dell'uomo tanti esseri umani quanti mai prima nella storia. Una stima recente delle grandi stragi del nostro secolo registra 187 milioni di morti (Brzezinski, 1993), che equivalgono a un rapporto di più di uno su dieci sul totale della popolazione mondiale del 1900. Ai nostri giorni la popolazione non è solo cresciuta numericamente, ma anche in peso e in altezza rispetto alle generazioni precedenti; inoltre è meglio nutrita e vive più a lungo, nonostante le catastrofi avvenute in Africa, in America latina e nell'ex URSS negli anni '80 e '90 sembrino indicarci il contrario. Il mondo è incomparabilmente più ricco di quanto lo sia mai stato prima, sia nella capacità di produrre beni e servizi sia nella loro varietà illimitata. Se così non fosse, non potrebbe sussistere una popolazione mondiale assai più numerosa di quanto sia mai accaduto sinora nella storia. Fino agli anni '80, nelle economie avanzate, la maggior parte delle persone ha avuto un tenore di vita superiore a quello dei propri genitori e superiore alle loro aspettative o perfino a quanto avessero mai potuto immaginare. A metà del secolo, per alcuni decenni, sembrò che si fosse trovato il metodo per distribuire con una certa equità almeno una parte di questa enorme ricchezza alle classi lavoratrici dei Paesi più ricchi, ma alla fine del secolo l'ineguaglianza ha preso di nuovo il sopravvento. Essa si è anche massicciamente introdotta nei Paesi ex socialisti, dove in precedenza regnava una certa eguaglianza dovuta a una generale povertà. Oggi l'umanità ha un grado di istruzione di gran lunga più alto di quello che aveva nel 1914. Per la prima volta nella storia, la maggior parte del genere umano può essere considerata come alfabetizzata, anche se il significato di questo dato è assai meno chiaro ai nostri giorni di quanto lo fosse nel 1914, visto l'enorme e crescente divario che esiste tra il grado minimo di istruzione ufficialmente richiesto per essere considerati alfabetizzati, spesso prossimo a un analfabetismo effettivo, e l'alta padronanza nella lettura e nella scrittura che si richiede a livello delle élite. Il mondo è permeato da una tecnologia rivoluzionaria in costante progresso, basata sui trionfi della scienza, che poteva essere prevista nel 1914, ma che allora era appena iniziata a livello pionieristico. Forse la conseguenza pratica più evidente di questo progresso tecnologico è stata una rivoluzione nei trasporti e nelle comunicazioni che ha pressoché annullato il tempo e la distanza. Oggi nel mondo le informazioni e gli spettacoli sono disponibili ogni giorno, ogni ora, in ogni casa, a un grado superiore a quello concesso alle stesse famiglie imperiali nel 1914. Le persone possono parlarsi attraverso gli oceani e i continenti premendo pochi pulsanti e, dal punto di vista pratico, quasi tutti i vantaggi culturali della città sulla campagna sono stati annullati.Perché, dunque, il secolo non è finito con la celebrazione di questo progresso meraviglioso e incomparabile e invece si diffonde un senso di disagio e di inquietudine? Perché tanti studiosi guardano al secolo trascorso senza soddisfazione e certamente senza fiducia nel futuro? Non solo perché si è trattato del secolo più sanguinario che la storia ricordi, per la dimensione, la frequenza e la durata delle guerre che lo hanno costellato, cessate solo per un attimo negli anni '20, ma anche perché esso ha prodotto catastrofi umane senza precedenti, dalle più grandi carestie mai avvenute nella storia al genocidio sistematico. (da: E. Hobsbawm, "Il secolo breve") Secondo l'autore del brano, oggi il grado di istruzione dell'umanità è aumentato anche perché:
RISPOSTA   Domanda di media difficoltà Leggere il brano e rispondere a ogni quesito solo in base alle informazioni contenute (esplicitamente oimplicitamente) nel brano e non in base a quanto il candidato eventualmente conosca sull'argomento.  Come paragonare il mondo dei nostri giorni con quello del 1914? Oggi sulla terra vi sono cinque o sei miliardi di persone, forse tre volte di più di quante ve ne fossero allo scoppio della prima guerra mondiale, e questa crescita è avvenuta nonostante il fatto che durante il Secolo breve siano stati uccisi o lasciati morire per decisione dell'uomo tanti esseri umani quanti mai prima nella storia. Una stima recente delle grandi stragi del nostro secolo registra 187 milioni di morti (Brzezinski, 1993), che equivalgono a un rapporto di più di uno su dieci sul totale della popolazione mondiale del 1900. Ai nostri giorni la popolazione non è solo cresciuta numericamente, ma anche in peso e in altezza rispetto alle generazioni precedenti; inoltre è meglio nutrita e vive più a lungo, nonostante le catastrofi avvenute in Africa, in America latina e nell'ex URSS negli anni '80 e '90 sembrino indicarci il contrario. Il mondo è incomparabilmente più ricco di quanto lo sia mai stato prima, sia nella capacità di produrre beni e servizi sia nella loro varietà illimitata. Se così non fosse, non potrebbe sussistere una popolazione mondiale assai più numerosa di quanto sia mai accaduto sinora nella storia. Fino agli anni '80, nelle economie avanzate, la maggior parte delle persone ha avuto un tenore di vita superiore a quello dei propri genitori e superiore alle loro aspettative o perfino a quanto avessero mai potuto immaginare. A metà del secolo, per alcuni decenni, sembrò che si fosse trovato il metodo per distribuire con una certa equità almeno una parte di questa enorme ricchezza alle classi lavoratrici dei Paesi più ricchi, ma alla fine del secolo l'ineguaglianza ha preso di nuovo il sopravvento. Essa si è anche massicciamente introdotta nei Paesi ex socialisti, dove in precedenza regnava una certa eguaglianza dovuta a una generale povertà. Oggi l'umanità ha un grado di istruzione di gran lunga più alto di quello che aveva nel 1914. Per la prima volta nella storia, la maggior parte del genere umano può essere considerata come alfabetizzata, anche se il significato di questo dato è assai meno chiaro ai nostri giorni di quanto lo fosse nel 1914, visto l'enorme e crescente divario che esiste tra il grado minimo di istruzione ufficialmente richiesto per essere considerati alfabetizzati, spesso prossimo a un analfabetismo effettivo, e l'alta padronanza nella lettura e nella scrittura che si richiede a livello delle élite. Il mondo è permeato da una tecnologia rivoluzionaria in costante progresso, basata sui trionfi della scienza, che poteva essere prevista nel 1914, ma che allora era appena iniziata a livello pionieristico. Forse la conseguenza pratica più evidente di questo progresso tecnologico è stata una rivoluzione nei trasporti e nelle comunicazioni che ha pressoché annullato il tempo e la distanza. Oggi nel mondo le informazioni e gli spettacoli sono disponibili ogni giorno, ogni ora, in ogni casa, a un grado superiore a quello concesso alle stesse famiglie imperiali nel 1914. Le persone possono parlarsi attraverso gli oceani e i continenti premendo pochi pulsanti e, dal punto di vista pratico, quasi tutti i vantaggi culturali della città sulla campagna sono stati annullati.Perché, dunque, il secolo non è finito con la celebrazione di questo progresso meraviglioso e incomparabile e invece si diffonde un senso di disagio e di inquietudine? Perché tanti studiosi guardano al secolo trascorso senza soddisfazione e certamente senza fiducia nel futuro? Non solo perché si è trattato del secolo più sanguinario che la storia ricordi, per la dimensione, la frequenza e la durata delle guerre che lo hanno costellato, cessate solo per un attimo negli anni '20, ma anche perché esso ha prodotto catastrofi umane senza precedenti, dalle più grandi carestie mai avvenute nella storia al genocidio sistematico. (da: E. Hobsbawm, "Il secolo breve") Secondo quanto affermato nel brano, nel corso del '900:
RISPOSTA   Domanda di media difficoltà Leggere il brano e rispondere a ogni quesito solo in base alle informazioni contenute (esplicitamente oimplicitamente) nel brano e non in base a quanto il candidato eventualmente conosca sull'argomento.  Come paragonare il mondo dei nostri giorni con quello del 1914? Oggi sulla terra vi sono cinque o sei miliardi di persone, forse tre volte di più di quante ve ne fossero allo scoppio della prima guerra mondiale, e questa crescita è avvenuta nonostante il fatto che durante il Secolo breve siano stati uccisi o lasciati morire per decisione dell'uomo tanti esseri umani quanti mai prima nella storia. Una stima recente delle grandi stragi del nostro secolo registra 187 milioni di morti (Brzezinski, 1993), che equivalgono a un rapporto di più di uno su dieci sul totale della popolazione mondiale del 1900. Ai nostri giorni la popolazione non è solo cresciuta numericamente, ma anche in peso e in altezza rispetto alle generazioni precedenti; inoltre è meglio nutrita e vive più a lungo, nonostante le catastrofi avvenute in Africa, in America latina e nell'ex URSS negli anni '80 e '90 sembrino indicarci il contrario. Il mondo è incomparabilmente più ricco di quanto lo sia mai stato prima, sia nella capacità di produrre beni e servizi sia nella loro varietà illimitata. Se così non fosse, non potrebbe sussistere una popolazione mondiale assai più numerosa di quanto sia mai accaduto sinora nella storia. Fino agli anni '80, nelle economie avanzate, la maggior parte delle persone ha avuto un tenore di vita superiore a quello dei propri genitori e superiore alle loro aspettative o perfino a quanto avessero mai potuto immaginare. A metà del secolo, per alcuni decenni, sembrò che si fosse trovato il metodo per distribuire con una certa equità almeno una parte di questa enorme ricchezza alle classi lavoratrici dei Paesi più ricchi, ma alla fine del secolo l'ineguaglianza ha preso di nuovo il sopravvento. Essa si è anche massicciamente introdotta nei Paesi ex socialisti, dove in precedenza regnava una certa eguaglianza dovuta a una generale povertà. Oggi l'umanità ha un grado di istruzione di gran lunga più alto di quello che aveva nel 1914. Per la prima volta nella storia, la maggior parte del genere umano può essere considerata come alfabetizzata, anche se il significato di questo dato è assai meno chiaro ai nostri giorni di quanto lo fosse nel 1914, visto l'enorme e crescente divario che esiste tra il grado minimo di istruzione ufficialmente richiesto per essere considerati alfabetizzati, spesso prossimo a un analfabetismo effettivo, e l'alta padronanza nella lettura e nella scrittura che si richiede a livello delle élite. Il mondo è permeato da una tecnologia rivoluzionaria in costante progresso, basata sui trionfi della scienza, che poteva essere prevista nel 1914, ma che allora era appena iniziata a livello pionieristico. Forse la conseguenza pratica più evidente di questo progresso tecnologico è stata una rivoluzione nei trasporti e nelle comunicazioni che ha pressoché annullato il tempo e la distanza. Oggi nel mondo le informazioni e gli spettacoli sono disponibili ogni giorno, ogni ora, in ogni casa, a un grado superiore a quello concesso alle stesse famiglie imperiali nel 1914. Le persone possono parlarsi attraverso gli oceani e i continenti premendo pochi pulsanti e, dal punto di vista pratico, quasi tutti i vantaggi culturali della città sulla campagna sono stati annullati.Perché, dunque, il secolo non è finito con la celebrazione di questo progresso meraviglioso e incomparabile e invece si diffonde un senso di disagio e di inquietudine? Perché tanti studiosi guardano al secolo trascorso senza soddisfazione e certamente senza fiducia nel futuro? Non solo perché si è trattato del secolo più sanguinario che la storia ricordi, per la dimensione, la frequenza e la durata delle guerre che lo hanno costellato, cessate solo per un attimo negli anni '20, ma anche perché esso ha prodotto catastrofi umane senza precedenti, dalle più grandi carestie mai avvenute nella storia al genocidio sistematico. (da: E. Hobsbawm, "Il secolo breve") Il titolo che meglio esprime il contenuto del brano è:
RISPOSTA   Domanda di media difficoltà Leggere il brano e rispondere a ogni quesito solo in base alle informazioni contenute (esplicitamente oimplicitamente) nel brano e non in base a quanto il candidato eventualmente conosca sull'argomento.  Come paragonare il mondo dei nostri giorni con quello del 1914? Oggi sulla terra vi sono cinque o sei miliardi di persone, forse tre volte di più di quante ve ne fossero allo scoppio della prima guerra mondiale, e questa crescita è avvenuta nonostante il fatto che durante il Secolo breve siano stati uccisi o lasciati morire per decisione dell'uomo tanti esseri umani quanti mai prima nella storia. Una stima recente delle grandi stragi del nostro secolo registra 187 milioni di morti (Brzezinski, 1993), che equivalgono a un rapporto di più di uno su dieci sul totale della popolazione mondiale del 1900. Ai nostri giorni la popolazione non è solo cresciuta numericamente, ma anche in peso e in altezza rispetto alle generazioni precedenti; inoltre è meglio nutrita e vive più a lungo, nonostante le catastrofi avvenute in Africa, in America latina e nell'ex URSS negli anni '80 e '90 sembrino indicarci il contrario. Il mondo è incomparabilmente più ricco di quanto lo sia mai stato prima, sia nella capacità di produrre beni e servizi sia nella loro varietà illimitata. Se così non fosse, non potrebbe sussistere una popolazione mondiale assai più numerosa di quanto sia mai accaduto sinora nella storia. Fino agli anni '80, nelle economie avanzate, la maggior parte delle persone ha avuto un tenore di vita superiore a quello dei propri genitori e superiore alle loro aspettative o perfino a quanto avessero mai potuto immaginare. A metà del secolo, per alcuni decenni, sembrò che si fosse trovato il metodo per distribuire con una certa equità almeno una parte di questa enorme ricchezza alle classi lavoratrici dei Paesi più ricchi, ma alla fine del secolo l'ineguaglianza ha preso di nuovo il sopravvento. Essa si è anche massicciamente introdotta nei Paesi ex socialisti, dove in precedenza regnava una certa eguaglianza dovuta a una generale povertà. Oggi l'umanità ha un grado di istruzione di gran lunga più alto di quello che aveva nel 1914. Per la prima volta nella storia, la maggior parte del genere umano può essere considerata come alfabetizzata, anche se il significato di questo dato è assai meno chiaro ai nostri giorni di quanto lo fosse nel 1914, visto l'enorme e crescente divario che esiste tra il grado minimo di istruzione ufficialmente richiesto per essere considerati alfabetizzati, spesso prossimo a un analfabetismo effettivo, e l'alta padronanza nella lettura e nella scrittura che si richiede a livello delle élite. Il mondo è permeato da una tecnologia rivoluzionaria in costante progresso, basata sui trionfi della scienza, che poteva essere prevista nel 1914, ma che allora era appena iniziata a livello pionieristico. Forse la conseguenza pratica più evidente di questo progresso tecnologico è stata una rivoluzione nei trasporti e nelle comunicazioni che ha pressoché annullato il tempo e la distanza. Oggi nel mondo le informazioni e gli spettacoli sono disponibili ogni giorno, ogni ora, in ogni casa, a un grado superiore a quello concesso alle stesse famiglie imperiali nel 1914. Le persone possono parlarsi attraverso gli oceani e i continenti premendo pochi pulsanti e, dal punto di vista pratico, quasi tutti i vantaggi culturali della città sulla campagna sono stati annullati.Perché, dunque, il secolo non è finito con la celebrazione di questo progresso meraviglioso e incomparabile e invece si diffonde un senso di disagio e di inquietudine? Perché tanti studiosi guardano al secolo trascorso senza soddisfazione e certamente senza fiducia nel futuro? Non solo perché si è trattato del secolo più sanguinario che la storia ricordi, per la dimensione, la frequenza e la durata delle guerre che lo hanno costellato, cessate solo per un attimo negli anni '20, ma anche perché esso ha prodotto catastrofi umane senza precedenti, dalle più grandi carestie mai avvenute nella storia al genocidio sistematico. (da: E. Hobsbawm, "Il secolo breve") L'autore guarda alla storia del '900 con un sentimento di:
RISPOSTA   Domanda difficile Leggere il brano e rispondere a ogni quesito solo in base alle informazioni contenute (esplicitamente oimplicitamente) nel brano e non in base a quanto il candidato eventualmente conosca sull'argomento.  Con il termine “ionosfera” si intende la regione dell'alta atmosfera che si estende da 50 a 1000 km circa sopra la superficie terrestre in cui la densità di elettroni e ioni liberi raggiunge valori fisicamente rilevanti tali da influenzare sensibilmente l'indice di rifrazione delle radioonde. Tale ionizzazione è prodotta principalmente dalle radiazioni ultraviolette e, in misura minore, dai raggi X provenienti dal Sole. A causa della sua estrema sensibilità nei confronti di fenomeni atmosferici di vario tipo, la ionosfera può essere utilizzata come un sensibile indicatore di variazioni atmosferiche. Haarp, il programma di studio finanziato da Us Air force, da Us Navy, dalla University of Alaska e dal Defence advanced research projects agency (Darpa), gestisce un sito a Gakona nell'Alaska.Haarp è in grado di inviare onde radio nella ionosfera: le onde, colpendo la ionosfera, la riscaldano causando delle perturbazioni, simili a quelle provocate dalla radiazione solare. Le ricerche di Haarp riguardano le comunicazioni radio a lunga distanza e le comunicazioni con i sottomarini, per le quali l'uso di onde radio riflesse dalla ionosfera sembrano essere fondamentali. (Da: "Haarp e la ionosfera” di Paola Baiocchi, in “Valori - Mensile di economia sociale, finanza etica e sostenibilità”, Anno 11, Numero 91, Luglio/Agosto 2011) Secondo quanto riportato nel brano, la ionizzazione:
RISPOSTA    Leggere il brano e rispondere a ogni quesito solo in base alle informazioni contenute (esplicitamente oimplicitamente) nel brano e non in base a quanto il candidato eventualmente conosca sull'argomento.  Dai confini con il Gran Ducato di Toscana sino a Terracina la parte costiera dello Stato Pontificio era ricoperta dalla palude, regno incontrastato della malaria. Sulla zona dominava la coltura estensiva del grano. L'andamento irregolare del suolo con continui salti e depressioni e la presenza di numerose sorgive disseminate un po' ovunque creavano le condizioni del paludismo. La zona delle paludi era delimitata dal fiume Astura che la divideva dall'Agro Romano e terminava a Terracina al confine con il Regno di Napoli. La pianura pontina, compresa tra i monti Lepini e il Tirreno e fra i Colli Albani e il golfo di Terracina, misurava circa 20.000 ettari. Alla fine del Settecento era ancora il regno incontrastato della palude, quasi del tutto sommersa per buona parte dell'anno con pochissimi abitanti. Inoltre a causa dei continui disboscamenti della macchia di Fossanova e di quella di Terracina la zona si era ulteriormente degradata. Le paludi erano separate dal mare da una doppia serie di dune boschive di sabbia che formavano una barriera che impediva il deflusso delle acque. La causa principale dell'impaludamento era dovuta al flusso disordinato degli innumerevoli torrenti e fiumi che dai monti Lepini scendevano a valle privi di un andamento rettilineo che li portasse al mare. Da qui la sommersione continua delle terre e la formazione di acquitrini perenni; ma non solo la natura contribuiva alla formazione della palude. Anche in quest'area ristretti gruppi sociali si erano adattati a vivere in condizioni estreme creandovi veri e propri habitat. Un mondo marginale era nato, con regole e modi di vita, con una propria economia; uomini dagli incerti contorni, pescatori, «legnajuoli», disertori e briganti erano interessati al permanere delle acque. (Topi, "L'insorgenza nel Dipartimento del Circeo", Franco Angeli) Quale è la causa principale della formazione della palude pontina?
RISPOSTA   Domanda difficile Leggere il brano e rispondere a ogni quesito solo in base alle informazioni contenute (esplicitamente oimplicitamente) nel brano e non in base a quanto il candidato eventualmente conosca sull'argomento.  Dennis Charles, responsabile dell'ufficio acquisti di una grande azienda americana, è famoso per le sue strategie commerciali un po' fuori del comune: per stabilire i budget da destinare ai vari settori di vendita non fa affidamento su proiezioni economiche, demografiche o di marketing, ma usa i dati diffusi dagli enti che si occupano di previsioni meteorologiche a lungo termine. In base alle informazioni così ottenute stabilisce, per esempio, quanti ventilatori o condizionatori ordinare in vista dei mesi estivi senza correre il rischio di avere giacenze di magazzino. E, a quanto dice, la sua tattica si è rivelata vincente nella maggioranza dei casi. Del resto, la storia insegna che la vita dei popoli è sempre stata strettamente legata alle condizioni climatiche. Il biblico esodo degli ebrei verso la Palestina fu determinato tra l'altro dalla grande siccità che, intorno al 1300 a. C., colpì la zona del Nilo. Nel 1450 in Groenlandia tutti gli abitanti morirono a causa dell'eccessiva rigidità del clima, ma se ne ebbe notizia solo cinquanta anni dopo perché l'isola rimase a lungo circondata da un'enorme barriera di ghiaccio che impediva di raggiungerla.Ma qual è l'efficacia delle previsioni meteorologiche?«Dipende da quella che in termini scientifici si chiama validità della previsione», spiega Antonio Ghezzi, esperto di climatologia dell'Osservatorio Meteorologico di Milano Duomo. «Le previsioni a breve termine, cioè fino a 18-24 ore, hanno una percentuale di successo pari al 95%. Quelle a medio termine, su un periodo compreso tra 24 e 72 ore, ci danno un'idea dell'evoluzione generale della situazione atmosferica, per quel che riguarda in particolare la temperatura ed eventuali precipitazioni. Infine, le cosiddette previsioni a lungo termine, cioè fino a 168 ore, ci dicono solo la tendenza di singoli parametri, quali appunto la temperatura e le precipitazioni». E superate le 168 ore? «Oltre questi termini si passa alle cosiddette “previsioni climatologiche”, distinguibili, a loro volta, in tre categorie: a breve termine, riferite a periodi da 10 a 30 giorni; a medio termine, stagionali o annuali, e a lungo termine, ovvero pluriennali o addirittura secolari. Comunque queste previsioni ci forniscono soltanto stime di massima, cioè non sono in grado di stabilire se un determinato giorno ci sarà il sole o pioverà. Ovvio che la loro attendibilità diminuisca con l'aumentare del periodo temporale preso in considerazione».In ogni caso, i meteorologi hanno obiettivi molto ambiziosi: la ricerca sta già esplorando nuove strade per ottenere previsioni certe su scala stagionale. L'ottimismo degli scienziati in questo campo si basa essenzialmente su tre fattori: il costante miglioramento nella comprensione dei processi chimico-fisici che regolano l'atmosfera, la continua evoluzione dei modelli matematici che simulano gli eventi climatici a partire dai dati forniti dalle stazioni meteorologiche sparse in tutto il mondo e il crescente progresso nel campo della tecnologia dei satelliti destinati alle osservazioni ambientali del pianeta. Occorre sottolineare che negli ultimi anni in tutto il mondo si verificano sempre più frequentemente eventi meteorologici che sembrano sfuggire al controllo dei ricercatori. Basta ricordare la nevicata avvenuta a Milano il 17 aprile 1991. «Quell'episodio,» spiega Ghezzi, «fu effettivamente imprevedibile. Fu provocato da un improvviso afflusso di aria artica, probabilmente proveniente dalla Groenlandia, che in sole 3 ore e mezza provocò un abbassamento di temperatura pari a 16,5 gradi centigradi». Un evento con caratteri estremi, ma inquadrabile nella normale variabilità climatica o un'indicazione del fatto che l'atmosfera del nostro pianeta sta cambiando?«Nella comunità scientifica molti sono ormai convinti che il clima del nostro pianeta stia attraversando una fase di forte instabilità,» afferma Ghezzi «come se la Terra fosse sotto stress e, purtroppo, il quadro generale lascia supporre che eventi meteorologici anomali si ripeteranno sempre più spesso che nel passato». (Archivio Selexi) Secondo quanto sostenuto nel brano le previsioni:
RISPOSTA   Domanda difficile Leggere il brano e rispondere a ogni quesito solo in base alle informazioni contenute (esplicitamente oimplicitamente) nel brano e non in base a quanto il candidato eventualmente conosca sull'argomento.  Dennis Charles, responsabile dell'ufficio acquisti di una grande azienda americana, è famoso per le sue strategie commerciali un po' fuori del comune: per stabilire i budget da destinare ai vari settori di vendita non fa affidamento su proiezioni economiche, demografiche o di marketing, ma usa i dati diffusi dagli enti che si occupano di previsioni meteorologiche a lungo termine. In base alle informazioni così ottenute stabilisce, per esempio, quanti ventilatori o condizionatori ordinare in vista dei mesi estivi senza correre il rischio di avere giacenze di magazzino. E, a quanto dice, la sua tattica si è rivelata vincente nella maggioranza dei casi. Del resto, la storia insegna che la vita dei popoli è sempre stata strettamente legata alle condizioni climatiche. Il biblico esodo degli ebrei verso la Palestina fu determinato tra l'altro dalla grande siccità che, intorno al 1300 a. C., colpì la zona del Nilo. Nel 1450 in Groenlandia tutti gli abitanti morirono a causa dell'eccessiva rigidità del clima, ma se ne ebbe notizia solo cinquanta anni dopo perché l'isola rimase a lungo circondata da un'enorme barriera di ghiaccio che impediva di raggiungerla.Ma qual è l'efficacia delle previsioni meteorologiche?«Dipende da quella che in termini scientifici si chiama validità della previsione», spiega Antonio Ghezzi, esperto di climatologia dell'Osservatorio Meteorologico di Milano Duomo. «Le previsioni a breve termine, cioè fino a 18-24 ore, hanno una percentuale di successo pari al 95%. Quelle a medio termine, su un periodo compreso tra 24 e 72 ore, ci danno un'idea dell'evoluzione generale della situazione atmosferica, per quel che riguarda in particolare la temperatura ed eventuali precipitazioni. Infine, le cosiddette previsioni a lungo termine, cioè fino a 168 ore, ci dicono solo la tendenza di singoli parametri, quali appunto la temperatura e le precipitazioni». E superate le 168 ore? «Oltre questi termini si passa alle cosiddette “previsioni climatologiche”, distinguibili, a loro volta, in tre categorie: a breve termine, riferite a periodi da 10 a 30 giorni; a medio termine, stagionali o annuali, e a lungo termine, ovvero pluriennali o addirittura secolari. Comunque queste previsioni ci forniscono soltanto stime di massima, cioè non sono in grado di stabilire se un determinato giorno ci sarà il sole o pioverà. Ovvio che la loro attendibilità diminuisca con l'aumentare del periodo temporale preso in considerazione».In ogni caso, i meteorologi hanno obiettivi molto ambiziosi: la ricerca sta già esplorando nuove strade per ottenere previsioni certe su scala stagionale. L'ottimismo degli scienziati in questo campo si basa essenzialmente su tre fattori: il costante miglioramento nella comprensione dei processi chimico-fisici che regolano l'atmosfera, la continua evoluzione dei modelli matematici che simulano gli eventi climatici a partire dai dati forniti dalle stazioni meteorologiche sparse in tutto il mondo e il crescente progresso nel campo della tecnologia dei satelliti destinati alle osservazioni ambientali del pianeta. Occorre sottolineare che negli ultimi anni in tutto il mondo si verificano sempre più frequentemente eventi meteorologici che sembrano sfuggire al controllo dei ricercatori. Basta ricordare la nevicata avvenuta a Milano il 17 aprile 1991. «Quell'episodio,» spiega Ghezzi, «fu effettivamente imprevedibile. Fu provocato da un improvviso afflusso di aria artica, probabilmente proveniente dalla Groenlandia, che in sole 3 ore e mezza provocò un abbassamento di temperatura pari a 16,5 gradi centigradi». Un evento con caratteri estremi, ma inquadrabile nella normale variabilità climatica o un'indicazione del fatto che l'atmosfera del nostro pianeta sta cambiando?«Nella comunità scientifica molti sono ormai convinti che il clima del nostro pianeta stia attraversando una fase di forte instabilità,» afferma Ghezzi «come se la Terra fosse sotto stress e, purtroppo, il quadro generale lascia supporre che eventi meteorologici anomali si ripeteranno sempre più spesso che nel passato». (Archivio Selexi) L'autore del brano è verosimilmente:
RISPOSTA   Domanda di media difficoltà Leggere il brano e rispondere a ogni quesito solo in base alle informazioni contenute (esplicitamente oimplicitamente) nel brano e non in base a quanto il candidato eventualmente conosca sull'argomento.  Dennis Charles, responsabile dell'ufficio acquisti di una grande azienda americana, è famoso per le sue strategie commerciali un po' fuori del comune: per stabilire i budget da destinare ai vari settori di vendita non fa affidamento su proiezioni economiche, demografiche o di marketing, ma usa i dati diffusi dagli enti che si occupano di previsioni meteorologiche a lungo termine. In base alle informazioni così ottenute stabilisce, per esempio, quanti ventilatori o condizionatori ordinare in vista dei mesi estivi senza correre il rischio di avere giacenze di magazzino. E, a quanto dice, la sua tattica si è rivelata vincente nella maggioranza dei casi. Del resto, la storia insegna che la vita dei popoli è sempre stata strettamente legata alle condizioni climatiche. Il biblico esodo degli ebrei verso la Palestina fu determinato tra l'altro dalla grande siccità che, intorno al 1300 a. C., colpì la zona del Nilo. Nel 1450 in Groenlandia tutti gli abitanti morirono a causa dell'eccessiva rigidità del clima, ma se ne ebbe notizia solo cinquanta anni dopo perché l'isola rimase a lungo circondata da un'enorme barriera di ghiaccio che impediva di raggiungerla.Ma qual è l'efficacia delle previsioni meteorologiche?«Dipende da quella che in termini scientifici si chiama validità della previsione», spiega Antonio Ghezzi, esperto di climatologia dell'Osservatorio Meteorologico di Milano Duomo. «Le previsioni a breve termine, cioè fino a 18-24 ore, hanno una percentuale di successo pari al 95%. Quelle a medio termine, su un periodo compreso tra 24 e 72 ore, ci danno un'idea dell'evoluzione generale della situazione atmosferica, per quel che riguarda in particolare la temperatura ed eventuali precipitazioni. Infine, le cosiddette previsioni a lungo termine, cioè fino a 168 ore, ci dicono solo la tendenza di singoli parametri, quali appunto la temperatura e le precipitazioni». E superate le 168 ore? «Oltre questi termini si passa alle cosiddette “previsioni climatologiche”, distinguibili, a loro volta, in tre categorie: a breve termine, riferite a periodi da 10 a 30 giorni; a medio termine, stagionali o annuali, e a lungo termine, ovvero pluriennali o addirittura secolari. Comunque queste previsioni ci forniscono soltanto stime di massima, cioè non sono in grado di stabilire se un determinato giorno ci sarà il sole o pioverà. Ovvio che la loro attendibilità diminuisca con l'aumentare del periodo temporale preso in considerazione».In ogni caso, i meteorologi hanno obiettivi molto ambiziosi: la ricerca sta già esplorando nuove strade per ottenere previsioni certe su scala stagionale. L'ottimismo degli scienziati in questo campo si basa essenzialmente su tre fattori: il costante miglioramento nella comprensione dei processi chimico-fisici che regolano l'atmosfera, la continua evoluzione dei modelli matematici che simulano gli eventi climatici a partire dai dati forniti dalle stazioni meteorologiche sparse in tutto il mondo e il crescente progresso nel campo della tecnologia dei satelliti destinati alle osservazioni ambientali del pianeta. Occorre sottolineare che negli ultimi anni in tutto il mondo si verificano sempre più frequentemente eventi meteorologici che sembrano sfuggire al controllo dei ricercatori. Basta ricordare la nevicata avvenuta a Milano il 17 aprile 1991. «Quell'episodio,» spiega Ghezzi, «fu effettivamente imprevedibile. Fu provocato da un improvviso afflusso di aria artica, probabilmente proveniente dalla Groenlandia, che in sole 3 ore e mezza provocò un abbassamento di temperatura pari a 16,5 gradi centigradi». Un evento con caratteri estremi, ma inquadrabile nella normale variabilità climatica o un'indicazione del fatto che l'atmosfera del nostro pianeta sta cambiando?«Nella comunità scientifica molti sono ormai convinti che il clima del nostro pianeta stia attraversando una fase di forte instabilità,» afferma Ghezzi «come se la Terra fosse sotto stress e, purtroppo, il quadro generale lascia supporre che eventi meteorologici anomali si ripeteranno sempre più spesso che nel passato». (Archivio Selexi) In base a quanto sostenuto nel brano si può dedurre che:
RISPOSTA   Domanda difficile Leggere il brano e rispondere a ogni quesito solo in base alle informazioni contenute (esplicitamente oimplicitamente) nel brano e non in base a quanto il candidato eventualmente conosca sull'argomento.  Dennis Charles, responsabile dell'ufficio acquisti di una grande azienda americana, è famoso per le sue strategie commerciali un po' fuori del comune: per stabilire i budget da destinare ai vari settori di vendita non fa affidamento su proiezioni economiche, demografiche o di marketing, ma usa i dati diffusi dagli enti che si occupano di previsioni meteorologiche a lungo termine. In base alle informazioni così ottenute stabilisce, per esempio, quanti ventilatori o condizionatori ordinare in vista dei mesi estivi senza correre il rischio di avere giacenze di magazzino. E, a quanto dice, la sua tattica si è rivelata vincente nella maggioranza dei casi. Del resto, la storia insegna che la vita dei popoli è sempre stata strettamente legata alle condizioni climatiche. Il biblico esodo degli ebrei verso la Palestina fu determinato tra l'altro dalla grande siccità che, intorno al 1300 a. C., colpì la zona del Nilo. Nel 1450 in Groenlandia tutti gli abitanti morirono a causa dell'eccessiva rigidità del clima, ma se ne ebbe notizia solo cinquanta anni dopo perché l'isola rimase a lungo circondata da un'enorme barriera di ghiaccio che impediva di raggiungerla.Ma qual è l'efficacia delle previsioni meteorologiche?«Dipende da quella che in termini scientifici si chiama validità della previsione», spiega Antonio Ghezzi, esperto di climatologia dell'Osservatorio Meteorologico di Milano Duomo. «Le previsioni a breve termine, cioè fino a 18-24 ore, hanno una percentuale di successo pari al 95%. Quelle a medio termine, su un periodo compreso tra 24 e 72 ore, ci danno un'idea dell'evoluzione generale della situazione atmosferica, per quel che riguarda in particolare la temperatura ed eventuali precipitazioni. Infine, le cosiddette previsioni a lungo termine, cioè fino a 168 ore, ci dicono solo la tendenza di singoli parametri, quali appunto la temperatura e le precipitazioni». E superate le 168 ore? «Oltre questi termini si passa alle cosiddette “previsioni climatologiche”, distinguibili, a loro volta, in tre categorie: a breve termine, riferite a periodi da 10 a 30 giorni; a medio termine, stagionali o annuali, e a lungo termine, ovvero pluriennali o addirittura secolari. Comunque queste previsioni ci forniscono soltanto stime di massima, cioè non sono in grado di stabilire se un determinato giorno ci sarà il sole o pioverà. Ovvio che la loro attendibilità diminuisca con l'aumentare del periodo temporale preso in considerazione».In ogni caso, i meteorologi hanno obiettivi molto ambiziosi: la ricerca sta già esplorando nuove strade per ottenere previsioni certe su scala stagionale. L'ottimismo degli scienziati in questo campo si basa essenzialmente su tre fattori: il costante miglioramento nella comprensione dei processi chimico-fisici che regolano l'atmosfera, la continua evoluzione dei modelli matematici che simulano gli eventi climatici a partire dai dati forniti dalle stazioni meteorologiche sparse in tutto il mondo e il crescente progresso nel campo della tecnologia dei satelliti destinati alle osservazioni ambientali del pianeta. Occorre sottolineare che negli ultimi anni in tutto il mondo si verificano sempre più frequentemente eventi meteorologici che sembrano sfuggire al controllo dei ricercatori. Basta ricordare la nevicata avvenuta a Milano il 17 aprile 1991. «Quell'episodio,» spiega Ghezzi, «fu effettivamente imprevedibile. Fu provocato da un improvviso afflusso di aria artica, probabilmente proveniente dalla Groenlandia, che in sole 3 ore e mezza provocò un abbassamento di temperatura pari a 16,5 gradi centigradi». Un evento con caratteri estremi, ma inquadrabile nella normale variabilità climatica o un'indicazione del fatto che l'atmosfera del nostro pianeta sta cambiando?«Nella comunità scientifica molti sono ormai convinti che il clima del nostro pianeta stia attraversando una fase di forte instabilità,» afferma Ghezzi «come se la Terra fosse sotto stress e, purtroppo, il quadro generale lascia supporre che eventi meteorologici anomali si ripeteranno sempre più spesso che nel passato». (Archivio Selexi) L'argomento centrale del brano è:
RISPOSTA   Domanda difficile Leggere il brano e rispondere a ogni quesito solo in base alle informazioni contenute (esplicitamente oimplicitamente) nel brano e non in base a quanto il candidato eventualmente conosca sull'argomento.  Dopo Mario Draghi arriva Antonio Catricalà. Dopo la Banca d'Italia, anche l'Antitrust bastona le banche per i costi troppo alti dei conti correnti. «I correntisti spendono in media 182 euro l'anno, molto di più che nel resto d'Europa» accusa l'autorità presieduta da Catricalà, che da un anno ha ricevuto dall'istituto di via Nazionale la competenza della tutela della concorrenza bancaria e che ieri ha diffuso le conclusioni della sua indagine conoscitiva sul caro sportello. Tale indagine ha preso spunto da un'analisi avviata congiuntamente dalle due autorità e poi proseguita e approfondita autonomamente dall'Antitrust. Del resto anche la Banca d'Italia, come ha fatto sapere sabato il Governatore, ha sviluppato il suo monitoraggio. E non v'è dubbio che l'esito di entrambe le verifiche e dello studio fatto recentemente dalla Commissione di Bruxelles confermino, seppur con cifre e parametri diversi, la circostanza che il correntista italiano è penalizzato rispetto agli altri cittadini europei. Per l'Antitrust, che sollecita la portabilità del conto corrente, allo sportello in Italia si spendono in media circa 182 euro all'anno, contro per esempio i 35 euro dell'Olanda o i 65 di Belgio e Regno Unito, i 99 della Francia o i 108 della Spagna. E ciò perché il «nostro sistema creditizio è meno competitivo». La vera sorpresa sta nella scoperta fatta dagli uomini di Catricalà. E cioè la minore convenienza per il cliente dei conti correnti a canone, ovvero a costo fisso mensile o annuale, pubblicizzati dalle banche come i più economici. Dall'indagine infatti è emerso che i conti meno costosi sono in nove casi su dieci quelli «a consumo», seguiti dai conti a canone con operazioni illimitate e infine, i più cari, quelli a canone con operazioni limitate. I più convenienti in assoluto, con costi inferiori del 60%, sono comunque i conti online. È stato fatto anche un sondaggio per tipologia familiare: i nuclei monoreddito spendono in media da 177,2 a 208,8 euro l'anno. Quelle bireddito circa 196,3 euro. I giovani in cerca del primo impiego 76,3 euro e i pensionati 96,6 euro. (Stefania Tamburello, "Caro-sportello, antitrust contro le banche", «Corriere della sera») Relativamente al brano, quale tra le seguenti affermazioni è ERRATA?

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