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Tutte le domande del quiz : Ragionamento critico verbale

tratto da:
Comune di Napoli
Quiz - Concorsi-corso pubblici per titoli ed esami, per il reclutamento complessivo di 534 unita' di personale di ruolo con diversi profili professionali delle categorie C e D - Selezioni per LAUREATI



 Esercitati su questo Quiz 

RISPOSTA    In molti sport gli atleti devono calcolare in pochi decimi di secondo la traiettoria della palla lanciata dal loroavversario e l'istante preciso in cui colpirla. Nonostante il consiglio degli allenatori sia, in genere, di guardaresempre la palla, alcuni ricercatori dell'università di Oxford hanno scoperto che non è necessario seguirladurante tutta la sua traiettoria. Una precisa strategia di movimenti degli occhi e della testa permette di prevederedove e quando colpire la palla. Lo studio è stato eseguito su tre giocatori di cricket di diversa esperienza. Unavideocamera, montata all'altezza dell'occhio sinistro, registrava la direzione dello sguardo e la posizione dellatesta, mentre una macchina eseguiva lanci di lunghezze diverse. Ed è risultato che la palla inizialmente vienefissata per i primi due decimi di secondo, poi lo sguardo si abbassa bruscamente di circa 7,5 gradi, come sel'occhio si preparasse in anticipo all'arrivo della palla a terra. Subito dopo la testa ruota verso il basso, mentre ladirezione dello sguardo rimane la stessa. Appena la palla rimbalza gli occhi sono di nuovo puntati su di essa,ma ne seguono precisamente la traiettoria per non più di due decimi di secondo. I primi istanti, secondo iricercatori, servono per stimare il punto in cui avverrà il rimbalzo, da cui si ricavano informazioni precise sullatraiettoria successiva della palla. Infatti i parametri che i giocatori possono «misurare», come l'angolo tra ladirezione dello sguardo al momento del rimbalzo e il piano orizzontale, e l'istante in cui la palla tocca terra, sonolegati all'altezza che raggiungerà la palla nell'istante in cui verrà colpita. Dal confronto tra i tre battitori èrisultato che i più esperti fissano la palla, nella fase iniziale, per un tempo più breve, riuscendo a prevedere piùvelocemente il punto del rimbalzo, e adottano movimenti diversi degli occhi secondo la lunghezza del lancio. Lastrategia dell'occhio contribuisce quindi a stabilire l'abilità di un giocatore. A cosa serve guardare la palla appena rimbalza?
RISPOSTA   Domanda difficile In molti sport gli atleti devono calcolare in pochi decimi di secondo la traiettoria della palla lanciata dal loroavversario e l'istante preciso in cui colpirla. Nonostante il consiglio degli allenatori sia, in genere, di guardaresempre la palla, alcuni ricercatori dell'università di Oxford hanno scoperto che non è necessario seguirladurante tutta la sua traiettoria. Una precisa strategia di movimenti degli occhi e della testa permette di prevederedove e quando colpire la palla. Lo studio è stato eseguito su tre giocatori di cricket di diversa esperienza. Unavideocamera, montata all'altezza dell'occhio sinistro, registrava la direzione dello sguardo e la posizione dellatesta, mentre una macchina eseguiva lanci di lunghezze diverse. Ed è risultato che la palla inizialmente vienefissata per i primi due decimi di secondo, poi lo sguardo si abbassa bruscamente di circa 7,5 gradi, come sel'occhio si preparasse in anticipo all'arrivo della palla a terra. Subito dopo la testa ruota verso il basso, mentre ladirezione dello sguardo rimane la stessa. Appena la palla rimbalza gli occhi sono di nuovo puntati su di essa,ma ne seguono precisamente la traiettoria per non più di due decimi di secondo. I primi istanti, secondo iricercatori, servono per stimare il punto in cui avverrà il rimbalzo, da cui si ricavano informazioni precise sullatraiettoria successiva della palla. Infatti i parametri che i giocatori possono «misurare», come l'angolo tra ladirezione dello sguardo al momento del rimbalzo e il piano orizzontale, e l'istante in cui la palla tocca terra, sonolegati all'altezza che raggiungerà la palla nell'istante in cui verrà colpita. Dal confronto tra i tre battitori èrisultato che i più esperti fissano la palla, nella fase iniziale, per un tempo più breve, riuscendo a prevedere piùvelocemente il punto del rimbalzo, e adottano movimenti diversi degli occhi secondo la lunghezza del lancio. Lastrategia dell'occhio contribuisce quindi a stabilire l'abilità di un giocatore. I giocatori, secondo questa ricerca:
RISPOSTA    In molti sport gli atleti devono calcolare in pochi decimi di secondo la traiettoria della palla lanciata dal loroavversario e l'istante preciso in cui colpirla. Nonostante il consiglio degli allenatori sia, in genere, di guardaresempre la palla, alcuni ricercatori dell'università di Oxford hanno scoperto che non è necessario seguirladurante tutta la sua traiettoria. Una precisa strategia di movimenti degli occhi e della testa permette di prevederedove e quando colpire la palla. Lo studio è stato eseguito su tre giocatori di cricket di diversa esperienza. Unavideocamera, montata all'altezza dell'occhio sinistro, registrava la direzione dello sguardo e la posizione dellatesta, mentre una macchina eseguiva lanci di lunghezze diverse. Ed è risultato che la palla inizialmente vienefissata per i primi due decimi di secondo, poi lo sguardo si abbassa bruscamente di circa 7,5 gradi, come sel'occhio si preparasse in anticipo all'arrivo della palla a terra. Subito dopo la testa ruota verso il basso, mentre ladirezione dello sguardo rimane la stessa. Appena la palla rimbalza gli occhi sono di nuovo puntati su di essa,ma ne seguono precisamente la traiettoria per non più di due decimi di secondo. I primi istanti, secondo iricercatori, servono per stimare il punto in cui avverrà il rimbalzo, da cui si ricavano informazioni precise sullatraiettoria successiva della palla. Infatti i parametri che i giocatori possono «misurare», come l'angolo tra ladirezione dello sguardo al momento del rimbalzo e il piano orizzontale, e l'istante in cui la palla tocca terra, sonolegati all'altezza che raggiungerà la palla nell'istante in cui verrà colpita. Dal confronto tra i tre battitori èrisultato che i più esperti fissano la palla, nella fase iniziale, per un tempo più breve, riuscendo a prevedere piùvelocemente il punto del rimbalzo, e adottano movimenti diversi degli occhi secondo la lunghezza del lancio. Lastrategia dell'occhio contribuisce quindi a stabilire l'abilità di un giocatore. Uno dei risultati emersi in questa ricerca:
RISPOSTA   Domanda difficile In molti sport gli atleti devono calcolare in pochi decimi di secondo la traiettoria della palla lanciata dal loroavversario e l'istante preciso in cui colpirla. Nonostante il consiglio degli allenatori sia, in genere, di guardaresempre la palla, alcuni ricercatori dell'università di Oxford hanno scoperto che non è necessario seguirladurante tutta la sua traiettoria. Una precisa strategia di movimenti degli occhi e della testa permette di prevederedove e quando colpire la palla. Lo studio è stato eseguito su tre giocatori di cricket di diversa esperienza. Unavideocamera, montata all'altezza dell'occhio sinistro, registrava la direzione dello sguardo e la posizione dellatesta, mentre una macchina eseguiva lanci di lunghezze diverse. Ed è risultato che la palla inizialmente vienefissata per i primi due decimi di secondo, poi lo sguardo si abbassa bruscamente di circa 7,5 gradi, come sel'occhio si preparasse in anticipo all'arrivo della palla a terra. Subito dopo la testa ruota verso il basso, mentre ladirezione dello sguardo rimane la stessa. Appena la palla rimbalza gli occhi sono di nuovo puntati su di essa,ma ne seguono precisamente la traiettoria per non più di due decimi di secondo. I primi istanti, secondo iricercatori, servono per stimare il punto in cui avverrà il rimbalzo, da cui si ricavano informazioni precise sullatraiettoria successiva della palla. Infatti i parametri che i giocatori possono «misurare», come l'angolo tra ladirezione dello sguardo al momento del rimbalzo e il piano orizzontale, e l'istante in cui la palla tocca terra, sonolegati all'altezza che raggiungerà la palla nell'istante in cui verrà colpita. Dal confronto tra i tre battitori èrisultato che i più esperti fissano la palla, nella fase iniziale, per un tempo più breve, riuscendo a prevedere piùvelocemente il punto del rimbalzo, e adottano movimenti diversi degli occhi secondo la lunghezza del lancio. Lastrategia dell'occhio contribuisce quindi a stabilire l'abilità di un giocatore. Cosa succede nel momento successivo al lancio e dopo che il giocatore ha abbassato lo sguardo?
RISPOSTA    In termini banali è la scoperta di un raggio di luce capace di paralizzare un essere vivente. In termini scientifici èun passo ulteriore verso l'attivazione e lo spegnimento di agenti biochimici, con la possibilità di grandi risultatinel campo delle terapie fotodinamiche e del rilascio controllato di farmaci. In termini pratici, infine, è anche unostudio che per ora ha implicato la sperimentazione su un povero vermetto, destinato, visto come procedonoquesti test, a essere il primo di una serie di animali soggiogati alla crudeltà della ricerca medica. Il vermetto inquestione è il Caenorhabditis elegans, un nematode fasmidario, che vive nel suolo delle regioni temperate ed èlungo circa un millimetro. Il Caenorhabditis ha la sfortuna di essere un organismo relativamente semplice, ma dipossedere molti dei sistemi e degli apparati presenti negli altri animali, cosa che lo rende un organismo modellomolto usato per studiare la biologia dello sviluppo e dell'apoptosi, cioè la morte cellulare programmata. Unesempio su tutti: il Caenorhabditis è uno degli organismi più semplici con un sistema nervoso composto da 302neuroni. Ora il vermetto potrà fregiarsi del record di essere il primo animale che ha fatto avverare il sogno diogni scrittore di fantascienza, quelle pistole il cui raggio di luce è capace di bloccare il nemico in una paralisisubitanea.Per paralizzare i vermi gli scienziati hanno usato la molecola del dithienylethene che, se colpita dalla luceultravioletta, cambia forma. Ai Caenorhabditis è stata somministrata una soluzione con la molecola (di solito sinutrono di batteri) e una volta che sono stati "bombardati" con i raggi Uv non sono stati in grado di muoversi nédi reagire a stimoli indotti. Soltanto una volta esposti di nuovo alla luce visibile i vermi sono stati in grado diriacquistare il movimento, come documentano le sequenze fotografiche e il video girato dagli studiosidell'Università del Canada, pubblicati sul Journal of the American Chemical Society.Il comportamento della molecola di dithienylethene era già noto, ma è la prima volta che "l'effetto interruttore" èstato dimostrato in un organismo animale vivente. I ricercatori canadesi si rendono conto delle implicazionietiche di un tale esperimento e il coordinatore dell'esperimento, Neil Branda, ha dichiarato alla Bbc: "Non sonoconvinto dell'uso legittimo di uno strumento per paralizzare un organismo, ma finché qualcuno non affermerà ilcontrario non possiamo neanche escludere l'utilità dell'applicazione pratica di un tale strumento". Il dithienylethene:
RISPOSTA    In termini banali è la scoperta di un raggio di luce capace di paralizzare un essere vivente. In termini scientifici èun passo ulteriore verso l'attivazione e lo spegnimento di agenti biochimici, con la possibilità di grandi risultatinel campo delle terapie fotodinamiche e del rilascio controllato di farmaci. In termini pratici, infine, è anche unostudio che per ora ha implicato la sperimentazione su un povero vermetto, destinato, visto come procedonoquesti test, a essere il primo di una serie di animali soggiogati alla crudeltà della ricerca medica. Il vermetto inquestione è il Caenorhabditis elegans, un nematode fasmidario, che vive nel suolo delle regioni temperate ed èlungo circa un millimetro. Il Caenorhabditis ha la sfortuna di essere un organismo relativamente semplice, ma dipossedere molti dei sistemi e degli apparati presenti negli altri animali, cosa che lo rende un organismo modellomolto usato per studiare la biologia dello sviluppo e dell'apoptosi, cioè la morte cellulare programmata. Unesempio su tutti: il Caenorhabditis è uno degli organismi più semplici con un sistema nervoso composto da 302neuroni. Ora il vermetto potrà fregiarsi del record di essere il primo animale che ha fatto avverare il sogno diogni scrittore di fantascienza, quelle pistole il cui raggio di luce è capace di bloccare il nemico in una paralisisubitanea.Per paralizzare i vermi gli scienziati hanno usato la molecola del dithienylethene che, se colpita dalla luceultravioletta, cambia forma. Ai Caenorhabditis è stata somministrata una soluzione con la molecola (di solito sinutrono di batteri) e una volta che sono stati "bombardati" con i raggi Uv non sono stati in grado di muoversi nédi reagire a stimoli indotti. Soltanto una volta esposti di nuovo alla luce visibile i vermi sono stati in grado diriacquistare il movimento, come documentano le sequenze fotografiche e il video girato dagli studiosidell'Università del Canada, pubblicati sul Journal of the American Chemical Society.Il comportamento della molecola di dithienylethene era già noto, ma è la prima volta che "l'effetto interruttore" èstato dimostrato in un organismo animale vivente. I ricercatori canadesi si rendono conto delle implicazionietiche di un tale esperimento e il coordinatore dell'esperimento, Neil Branda, ha dichiarato alla Bbc: "Non sonoconvinto dell'uso legittimo di uno strumento per paralizzare un organismo, ma finché qualcuno non affermerà ilcontrario non possiamo neanche escludere l'utilità dell'applicazione pratica di un tale strumento". Neil Branda:
RISPOSTA   Domanda difficile In termini banali è la scoperta di un raggio di luce capace di paralizzare un essere vivente. In termini scientifici èun passo ulteriore verso l'attivazione e lo spegnimento di agenti biochimici, con la possibilità di grandi risultatinel campo delle terapie fotodinamiche e del rilascio controllato di farmaci. In termini pratici, infine, è anche unostudio che per ora ha implicato la sperimentazione su un povero vermetto, destinato, visto come procedonoquesti test, a essere il primo di una serie di animali soggiogati alla crudeltà della ricerca medica. Il vermetto inquestione è il Caenorhabditis elegans, un nematode fasmidario, che vive nel suolo delle regioni temperate ed èlungo circa un millimetro. Il Caenorhabditis ha la sfortuna di essere un organismo relativamente semplice, ma dipossedere molti dei sistemi e degli apparati presenti negli altri animali, cosa che lo rende un organismo modellomolto usato per studiare la biologia dello sviluppo e dell'apoptosi, cioè la morte cellulare programmata. Unesempio su tutti: il Caenorhabditis è uno degli organismi più semplici con un sistema nervoso composto da 302neuroni. Ora il vermetto potrà fregiarsi del record di essere il primo animale che ha fatto avverare il sogno diogni scrittore di fantascienza, quelle pistole il cui raggio di luce è capace di bloccare il nemico in una paralisisubitanea.Per paralizzare i vermi gli scienziati hanno usato la molecola del dithienylethene che, se colpita dalla luceultravioletta, cambia forma. Ai Caenorhabditis è stata somministrata una soluzione con la molecola (di solito sinutrono di batteri) e una volta che sono stati "bombardati" con i raggi Uv non sono stati in grado di muoversi nédi reagire a stimoli indotti. Soltanto una volta esposti di nuovo alla luce visibile i vermi sono stati in grado diriacquistare il movimento, come documentano le sequenze fotografiche e il video girato dagli studiosidell'Università del Canada, pubblicati sul Journal of the American Chemical Society.Il comportamento della molecola di dithienylethene era già noto, ma è la prima volta che "l'effetto interruttore" èstato dimostrato in un organismo animale vivente. I ricercatori canadesi si rendono conto delle implicazionietiche di un tale esperimento e il coordinatore dell'esperimento, Neil Branda, ha dichiarato alla Bbc: "Non sonoconvinto dell'uso legittimo di uno strumento per paralizzare un organismo, ma finché qualcuno non affermerà ilcontrario non possiamo neanche escludere l'utilità dell'applicazione pratica di un tale strumento". Le terapie fotodinamiche:
RISPOSTA    In termini banali è la scoperta di un raggio di luce capace di paralizzare un essere vivente. In termini scientifici èun passo ulteriore verso l'attivazione e lo spegnimento di agenti biochimici, con la possibilità di grandi risultatinel campo delle terapie fotodinamiche e del rilascio controllato di farmaci. In termini pratici, infine, è anche unostudio che per ora ha implicato la sperimentazione su un povero vermetto, destinato, visto come procedonoquesti test, a essere il primo di una serie di animali soggiogati alla crudeltà della ricerca medica. Il vermetto inquestione è il Caenorhabditis elegans, un nematode fasmidario, che vive nel suolo delle regioni temperate ed èlungo circa un millimetro. Il Caenorhabditis ha la sfortuna di essere un organismo relativamente semplice, ma dipossedere molti dei sistemi e degli apparati presenti negli altri animali, cosa che lo rende un organismo modellomolto usato per studiare la biologia dello sviluppo e dell'apoptosi, cioè la morte cellulare programmata. Unesempio su tutti: il Caenorhabditis è uno degli organismi più semplici con un sistema nervoso composto da 302neuroni. Ora il vermetto potrà fregiarsi del record di essere il primo animale che ha fatto avverare il sogno diogni scrittore di fantascienza, quelle pistole il cui raggio di luce è capace di bloccare il nemico in una paralisisubitanea.Per paralizzare i vermi gli scienziati hanno usato la molecola del dithienylethene che, se colpita dalla luceultravioletta, cambia forma. Ai Caenorhabditis è stata somministrata una soluzione con la molecola (di solito sinutrono di batteri) e una volta che sono stati "bombardati" con i raggi Uv non sono stati in grado di muoversi nédi reagire a stimoli indotti. Soltanto una volta esposti di nuovo alla luce visibile i vermi sono stati in grado diriacquistare il movimento, come documentano le sequenze fotografiche e il video girato dagli studiosidell'Università del Canada, pubblicati sul Journal of the American Chemical Society.Il comportamento della molecola di dithienylethene era già noto, ma è la prima volta che "l'effetto interruttore" èstato dimostrato in un organismo animale vivente. I ricercatori canadesi si rendono conto delle implicazionietiche di un tale esperimento e il coordinatore dell'esperimento, Neil Branda, ha dichiarato alla Bbc: "Non sonoconvinto dell'uso legittimo di uno strumento per paralizzare un organismo, ma finché qualcuno non affermerà ilcontrario non possiamo neanche escludere l'utilità dell'applicazione pratica di un tale strumento". I ricercatori che hanno effettuato l'esperimento:
RISPOSTA    In termini banali è la scoperta di un raggio di luce capace di paralizzare un essere vivente. In termini scientifici èun passo ulteriore verso l'attivazione e lo spegnimento di agenti biochimici, con la possibilità di grandi risultatinel campo delle terapie fotodinamiche e del rilascio controllato di farmaci. In termini pratici, infine, è anche unostudio che per ora ha implicato la sperimentazione su un povero vermetto, destinato, visto come procedonoquesti test, a essere il primo di una serie di animali soggiogati alla crudeltà della ricerca medica. Il vermetto inquestione è il Caenorhabditis elegans, un nematode fasmidario, che vive nel suolo delle regioni temperate ed èlungo circa un millimetro. Il Caenorhabditis ha la sfortuna di essere un organismo relativamente semplice, ma dipossedere molti dei sistemi e degli apparati presenti negli altri animali, cosa che lo rende un organismo modellomolto usato per studiare la biologia dello sviluppo e dell'apoptosi, cioè la morte cellulare programmata. Unesempio su tutti: il Caenorhabditis è uno degli organismi più semplici con un sistema nervoso composto da 302neuroni. Ora il vermetto potrà fregiarsi del record di essere il primo animale che ha fatto avverare il sogno diogni scrittore di fantascienza, quelle pistole il cui raggio di luce è capace di bloccare il nemico in una paralisisubitanea.Per paralizzare i vermi gli scienziati hanno usato la molecola del dithienylethene che, se colpita dalla luceultravioletta, cambia forma. Ai Caenorhabditis è stata somministrata una soluzione con la molecola (di solito sinutrono di batteri) e una volta che sono stati "bombardati" con i raggi Uv non sono stati in grado di muoversi nédi reagire a stimoli indotti. Soltanto una volta esposti di nuovo alla luce visibile i vermi sono stati in grado diriacquistare il movimento, come documentano le sequenze fotografiche e il video girato dagli studiosidell'Università del Canada, pubblicati sul Journal of the American Chemical Society.Il comportamento della molecola di dithienylethene era già noto, ma è la prima volta che "l'effetto interruttore" èstato dimostrato in un organismo animale vivente. I ricercatori canadesi si rendono conto delle implicazionietiche di un tale esperimento e il coordinatore dell'esperimento, Neil Branda, ha dichiarato alla Bbc: "Non sonoconvinto dell'uso legittimo di uno strumento per paralizzare un organismo, ma finché qualcuno non affermerà ilcontrario non possiamo neanche escludere l'utilità dell'applicazione pratica di un tale strumento". Il Caenorhabditis elegans:
RISPOSTA    In termini banali è la scoperta di un raggio di luce capace di paralizzare un essere vivente. In termini scientifici èun passo ulteriore verso l'attivazione e lo spegnimento di agenti biochimici, con la possibilità di grandi risultatinel campo delle terapie fotodinamiche e del rilascio controllato di farmaci. In termini pratici, infine, è anche unostudio che per ora ha implicato la sperimentazione su un povero vermetto, destinato, visto come procedonoquesti test, a essere il primo di una serie di animali soggiogati alla crudeltà della ricerca medica. Il vermetto inquestione è il Caenorhabditis elegans, un nematode fasmidario, che vive nel suolo delle regioni temperate ed èlungo circa un millimetro. Il Caenorhabditis ha la sfortuna di essere un organismo relativamente semplice, ma dipossedere molti dei sistemi e degli apparati presenti negli altri animali, cosa che lo rende un organismo modellomolto usato per studiare la biologia dello sviluppo e dell'apoptosi, cioè la morte cellulare programmata. Unesempio su tutti: il Caenorhabditis è uno degli organismi più semplici con un sistema nervoso composto da 302neuroni. Ora il vermetto potrà fregiarsi del record di essere il primo animale che ha fatto avverare il sogno diogni scrittore di fantascienza, quelle pistole il cui raggio di luce è capace di bloccare il nemico in una paralisisubitanea.Per paralizzare i vermi gli scienziati hanno usato la molecola del dithienylethene che, se colpita dalla luceultravioletta, cambia forma. Ai Caenorhabditis è stata somministrata una soluzione con la molecola (di solito sinutrono di batteri) e una volta che sono stati "bombardati" con i raggi Uv non sono stati in grado di muoversi nédi reagire a stimoli indotti. Soltanto una volta esposti di nuovo alla luce visibile i vermi sono stati in grado diriacquistare il movimento, come documentano le sequenze fotografiche e il video girato dagli studiosidell'Università del Canada, pubblicati sul Journal of the American Chemical Society.Il comportamento della molecola di dithienylethene era già noto, ma è la prima volta che "l'effetto interruttore" èstato dimostrato in un organismo animale vivente. I ricercatori canadesi si rendono conto delle implicazionietiche di un tale esperimento e il coordinatore dell'esperimento, Neil Branda, ha dichiarato alla Bbc: "Non sonoconvinto dell'uso legittimo di uno strumento per paralizzare un organismo, ma finché qualcuno non affermerà ilcontrario non possiamo neanche escludere l'utilità dell'applicazione pratica di un tale strumento". L'apoptosi:
RISPOSTA    In termini banali è la scoperta di un raggio di luce capace di paralizzare un essere vivente. In termini scientifici èun passo ulteriore verso l'attivazione e lo spegnimento di agenti biochimici, con la possibilità di grandi risultatinel campo delle terapie fotodinamiche e del rilascio controllato di farmaci. In termini pratici, infine, è anche unostudio che per ora ha implicato la sperimentazione su un povero vermetto, destinato, visto come procedonoquesti test, a essere il primo di una serie di animali soggiogati alla crudeltà della ricerca medica. Il vermetto inquestione è il Caenorhabditis elegans, un nematode fasmidario, che vive nel suolo delle regioni temperate ed èlungo circa un millimetro. Il Caenorhabditis ha la sfortuna di essere un organismo relativamente semplice, ma dipossedere molti dei sistemi e degli apparati presenti negli altri animali, cosa che lo rende un organismo modellomolto usato per studiare la biologia dello sviluppo e dell'apoptosi, cioè la morte cellulare programmata. Unesempio su tutti: il Caenorhabditis è uno degli organismi più semplici con un sistema nervoso composto da 302neuroni. Ora il vermetto potrà fregiarsi del record di essere il primo animale che ha fatto avverare il sogno diogni scrittore di fantascienza, quelle pistole il cui raggio di luce è capace di bloccare il nemico in una paralisisubitanea.Per paralizzare i vermi gli scienziati hanno usato la molecola del dithienylethene che, se colpita dalla luceultravioletta, cambia forma. Ai Caenorhabditis è stata somministrata una soluzione con la molecola (di solito sinutrono di batteri) e una volta che sono stati "bombardati" con i raggi Uv non sono stati in grado di muoversi nédi reagire a stimoli indotti. Soltanto una volta esposti di nuovo alla luce visibile i vermi sono stati in grado diriacquistare il movimento, come documentano le sequenze fotografiche e il video girato dagli studiosidell'Università del Canada, pubblicati sul Journal of the American Chemical Society.Il comportamento della molecola di dithienylethene era già noto, ma è la prima volta che "l'effetto interruttore" èstato dimostrato in un organismo animale vivente. I ricercatori canadesi si rendono conto delle implicazionietiche di un tale esperimento e il coordinatore dell'esperimento, Neil Branda, ha dichiarato alla Bbc: "Non sonoconvinto dell'uso legittimo di uno strumento per paralizzare un organismo, ma finché qualcuno non affermerà ilcontrario non possiamo neanche escludere l'utilità dell'applicazione pratica di un tale strumento". Il Caenorhabditis:
RISPOSTA   Domanda difficile In termini banali è la scoperta di un raggio di luce capace di paralizzare un essere vivente. In termini scientifici èun passo ulteriore verso l'attivazione e lo spegnimento di agenti biochimici, con la possibilità di grandi risultatinel campo delle terapie fotodinamiche e del rilascio controllato di farmaci. In termini pratici, infine, è anche unostudio che per ora ha implicato la sperimentazione su un povero vermetto, destinato, visto come procedonoquesti test, a essere il primo di una serie di animali soggiogati alla crudeltà della ricerca medica. Il vermetto inquestione è il Caenorhabditis elegans, un nematode fasmidario, che vive nel suolo delle regioni temperate ed èlungo circa un millimetro. Il Caenorhabditis ha la sfortuna di essere un organismo relativamente semplice, ma dipossedere molti dei sistemi e degli apparati presenti negli altri animali, cosa che lo rende un organismo modellomolto usato per studiare la biologia dello sviluppo e dell'apoptosi, cioè la morte cellulare programmata. Unesempio su tutti: il Caenorhabditis è uno degli organismi più semplici con un sistema nervoso composto da 302neuroni. Ora il vermetto potrà fregiarsi del record di essere il primo animale che ha fatto avverare il sogno diogni scrittore di fantascienza, quelle pistole il cui raggio di luce è capace di bloccare il nemico in una paralisisubitanea.Per paralizzare i vermi gli scienziati hanno usato la molecola del dithienylethene che, se colpita dalla luceultravioletta, cambia forma. Ai Caenorhabditis è stata somministrata una soluzione con la molecola (di solito sinutrono di batteri) e una volta che sono stati "bombardati" con i raggi Uv non sono stati in grado di muoversi nédi reagire a stimoli indotti. Soltanto una volta esposti di nuovo alla luce visibile i vermi sono stati in grado diriacquistare il movimento, come documentano le sequenze fotografiche e il video girato dagli studiosidell'Università del Canada, pubblicati sul Journal of the American Chemical Society.Il comportamento della molecola di dithienylethene era già noto, ma è la prima volta che "l'effetto interruttore" èstato dimostrato in un organismo animale vivente. I ricercatori canadesi si rendono conto delle implicazionietiche di un tale esperimento e il coordinatore dell'esperimento, Neil Branda, ha dichiarato alla Bbc: "Non sonoconvinto dell'uso legittimo di uno strumento per paralizzare un organismo, ma finché qualcuno non affermerà ilcontrario non possiamo neanche escludere l'utilità dell'applicazione pratica di un tale strumento". Il sistema nervoso del Caenorhabditis:
RISPOSTA    In termini banali è la scoperta di un raggio di luce capace di paralizzare un essere vivente. In termini scientifici èun passo ulteriore verso l'attivazione e lo spegnimento di agenti biochimici, con la possibilità di grandi risultatinel campo delle terapie fotodinamiche e del rilascio controllato di farmaci. In termini pratici, infine, è anche unostudio che per ora ha implicato la sperimentazione su un povero vermetto, destinato, visto come procedonoquesti test, a essere il primo di una serie di animali soggiogati alla crudeltà della ricerca medica. Il vermetto inquestione è il Caenorhabditis elegans, un nematode fasmidario, che vive nel suolo delle regioni temperate ed èlungo circa un millimetro. Il Caenorhabditis ha la sfortuna di essere un organismo relativamente semplice, ma dipossedere molti dei sistemi e degli apparati presenti negli altri animali, cosa che lo rende un organismo modellomolto usato per studiare la biologia dello sviluppo e dell'apoptosi, cioè la morte cellulare programmata. Unesempio su tutti: il Caenorhabditis è uno degli organismi più semplici con un sistema nervoso composto da 302neuroni. Ora il vermetto potrà fregiarsi del record di essere il primo animale che ha fatto avverare il sogno diogni scrittore di fantascienza, quelle pistole il cui raggio di luce è capace di bloccare il nemico in una paralisisubitanea.Per paralizzare i vermi gli scienziati hanno usato la molecola del dithienylethene che, se colpita dalla luceultravioletta, cambia forma. Ai Caenorhabditis è stata somministrata una soluzione con la molecola (di solito sinutrono di batteri) e una volta che sono stati "bombardati" con i raggi Uv non sono stati in grado di muoversi nédi reagire a stimoli indotti. Soltanto una volta esposti di nuovo alla luce visibile i vermi sono stati in grado diriacquistare il movimento, come documentano le sequenze fotografiche e il video girato dagli studiosidell'Università del Canada, pubblicati sul Journal of the American Chemical Society.Il comportamento della molecola di dithienylethene era già noto, ma è la prima volta che "l'effetto interruttore" èstato dimostrato in un organismo animale vivente. I ricercatori canadesi si rendono conto delle implicazionietiche di un tale esperimento e il coordinatore dell'esperimento, Neil Branda, ha dichiarato alla Bbc: "Non sonoconvinto dell'uso legittimo di uno strumento per paralizzare un organismo, ma finché qualcuno non affermerà ilcontrario non possiamo neanche escludere l'utilità dell'applicazione pratica di un tale strumento". I vermi sottoposti all'esperimento:
RISPOSTA    In termini banali è la scoperta di un raggio di luce capace di paralizzare un essere vivente. In termini scientifici èun passo ulteriore verso l'attivazione e lo spegnimento di agenti biochimici, con la possibilità di grandi risultatinel campo delle terapie fotodinamiche e del rilascio controllato di farmaci. In termini pratici, infine, è anche unostudio che per ora ha implicato la sperimentazione su un povero vermetto, destinato, visto come procedonoquesti test, a essere il primo di una serie di animali soggiogati alla crudeltà della ricerca medica. Il vermetto inquestione è il Caenorhabditis elegans, un nematode fasmidario, che vive nel suolo delle regioni temperate ed èlungo circa un millimetro. Il Caenorhabditis ha la sfortuna di essere un organismo relativamente semplice, ma dipossedere molti dei sistemi e degli apparati presenti negli altri animali, cosa che lo rende un organismo modellomolto usato per studiare la biologia dello sviluppo e dell'apoptosi, cioè la morte cellulare programmata. Unesempio su tutti: il Caenorhabditis è uno degli organismi più semplici con un sistema nervoso composto da 302neuroni. Ora il vermetto potrà fregiarsi del record di essere il primo animale che ha fatto avverare il sogno diogni scrittore di fantascienza, quelle pistole il cui raggio di luce è capace di bloccare il nemico in una paralisisubitanea.Per paralizzare i vermi gli scienziati hanno usato la molecola del dithienylethene che, se colpita dalla luceultravioletta, cambia forma. Ai Caenorhabditis è stata somministrata una soluzione con la molecola (di solito sinutrono di batteri) e una volta che sono stati "bombardati" con i raggi Uv non sono stati in grado di muoversi nédi reagire a stimoli indotti. Soltanto una volta esposti di nuovo alla luce visibile i vermi sono stati in grado diriacquistare il movimento, come documentano le sequenze fotografiche e il video girato dagli studiosidell'Università del Canada, pubblicati sul Journal of the American Chemical Society.Il comportamento della molecola di dithienylethene era già noto, ma è la prima volta che "l'effetto interruttore" èstato dimostrato in un organismo animale vivente. I ricercatori canadesi si rendono conto delle implicazionietiche di un tale esperimento e il coordinatore dell'esperimento, Neil Branda, ha dichiarato alla Bbc: "Non sonoconvinto dell'uso legittimo di uno strumento per paralizzare un organismo, ma finché qualcuno non affermerà ilcontrario non possiamo neanche escludere l'utilità dell'applicazione pratica di un tale strumento". L'effetto interruttore:
RISPOSTA    L'acqua dissolve una grande quantità di sostanze. Ciò è da una parte un fatto positivo, perché permette dismacchiare i vestiti e di preparare bevande come tè e caffè. In altri casi è un serio problema poiché rendel'acqua facilmente inquinabile, per esempio col dissolvimento dei metalli tossici prodotti dagli impiantiindustriali. In tal caso, non è facile recuperare le sostanze pericolose. Ricercatori dell'università dell'Alabamahanno progettato un liquido che può rompere il legame tra l'acqua e le molecole di alcuni inquinanti. Si tratta diun solvente altamente discriminante, che può agire in modo molto specifico nei confronti di particolari metalli.La tecnica potrebbe risultare molto utile per depurare l'acqua contaminata e potrebbe trovare un uso in alcuniprocessi chimici industriali. Il solvente «pignolo» appartiene a uno strano gruppo di sali, i liquidi ionici.Normalmente questo tipo di composizione si trova in solidi con un punto di fusione molto alto, come rocce eminerali, poiché l'attrazione elettrica tra cariche di segno opposto li lega fortemente. I ricercatori hannoinvestigato sulla possibilità di sostituire con ioni liquidi alcuni solventi infiammabili o tossici usaticomunemente nei processi industriali. In questi ultimi sono frequentemente utilizzati solventi organici, che nonsi sciolgono in acqua. Al contrario, i liquidi ionici sono in grado di mischiarsi con l'acqua e tenere separatispecifici materiali. Ciò non avviene automaticamente e per tutte le sostanze: molte di queste molecole resistonoall'attrazione dei liquidi ionici preferendo stare nell'acqua. Gli scienziati hanno superato questo ostacoloprogettando liquidi ionici che contengono particolari gruppi chimici che si legano ai metalli come minuscolepinze. In particolare, hanno prodotto solventi in cui sono presenti atomi di zolfo e gruppi di urea che si leganofacilmente ai metalli pesanti, e molto tossici, come mercurio e cadmio. Alcune ipotesi fatte dai ricercatori dell'Alabama:
RISPOSTA    L'acqua dissolve una grande quantità di sostanze. Ciò è da una parte un fatto positivo, perché permette dismacchiare i vestiti e di preparare bevande come tè e caffè. In altri casi è un serio problema poiché rendel'acqua facilmente inquinabile, per esempio col dissolvimento dei metalli tossici prodotti dagli impiantiindustriali. In tal caso, non è facile recuperare le sostanze pericolose. Ricercatori dell'università dell'Alabamahanno progettato un liquido che può rompere il legame tra l'acqua e le molecole di alcuni inquinanti. Si tratta diun solvente altamente discriminante, che può agire in modo molto specifico nei confronti di particolari metalli.La tecnica potrebbe risultare molto utile per depurare l'acqua contaminata e potrebbe trovare un uso in alcuniprocessi chimici industriali. Il solvente «pignolo» appartiene a uno strano gruppo di sali, i liquidi ionici.Normalmente questo tipo di composizione si trova in solidi con un punto di fusione molto alto, come rocce eminerali, poiché l'attrazione elettrica tra cariche di segno opposto li lega fortemente. I ricercatori hannoinvestigato sulla possibilità di sostituire con ioni liquidi alcuni solventi infiammabili o tossici usaticomunemente nei processi industriali. In questi ultimi sono frequentemente utilizzati solventi organici, che nonsi sciolgono in acqua. Al contrario, i liquidi ionici sono in grado di mischiarsi con l'acqua e tenere separatispecifici materiali. Ciò non avviene automaticamente e per tutte le sostanze: molte di queste molecole resistonoall'attrazione dei liquidi ionici preferendo stare nell'acqua. Gli scienziati hanno superato questo ostacoloprogettando liquidi ionici che contengono particolari gruppi chimici che si legano ai metalli come minuscolepinze. In particolare, hanno prodotto solventi in cui sono presenti atomi di zolfo e gruppi di urea che si leganofacilmente ai metalli pesanti, e molto tossici, come mercurio e cadmio. Il solvente detto "pignolo":
RISPOSTA   Domanda difficile L'acqua dissolve una grande quantità di sostanze. Ciò è da una parte un fatto positivo, perché permette dismacchiare i vestiti e di preparare bevande come tè e caffè. In altri casi è un serio problema poiché rendel'acqua facilmente inquinabile, per esempio col dissolvimento dei metalli tossici prodotti dagli impiantiindustriali. In tal caso, non è facile recuperare le sostanze pericolose. Ricercatori dell'università dell'Alabamahanno progettato un liquido che può rompere il legame tra l'acqua e le molecole di alcuni inquinanti. Si tratta diun solvente altamente discriminante, che può agire in modo molto specifico nei confronti di particolari metalli.La tecnica potrebbe risultare molto utile per depurare l'acqua contaminata e potrebbe trovare un uso in alcuniprocessi chimici industriali. Il solvente «pignolo» appartiene a uno strano gruppo di sali, i liquidi ionici.Normalmente questo tipo di composizione si trova in solidi con un punto di fusione molto alto, come rocce eminerali, poiché l'attrazione elettrica tra cariche di segno opposto li lega fortemente. I ricercatori hannoinvestigato sulla possibilità di sostituire con ioni liquidi alcuni solventi infiammabili o tossici usaticomunemente nei processi industriali. In questi ultimi sono frequentemente utilizzati solventi organici, che nonsi sciolgono in acqua. Al contrario, i liquidi ionici sono in grado di mischiarsi con l'acqua e tenere separatispecifici materiali. Ciò non avviene automaticamente e per tutte le sostanze: molte di queste molecole resistonoall'attrazione dei liquidi ionici preferendo stare nell'acqua. Gli scienziati hanno superato questo ostacoloprogettando liquidi ionici che contengono particolari gruppi chimici che si legano ai metalli come minuscolepinze. In particolare, hanno prodotto solventi in cui sono presenti atomi di zolfo e gruppi di urea che si leganofacilmente ai metalli pesanti, e molto tossici, come mercurio e cadmio. Un serio problema legato alla capacità dell'acqua di dissolvere le sostanze:
RISPOSTA    L'acqua dissolve una grande quantità di sostanze. Ciò è da una parte un fatto positivo, perché permette dismacchiare i vestiti e di preparare bevande come tè e caffè. In altri casi è un serio problema poiché rendel'acqua facilmente inquinabile, per esempio col dissolvimento dei metalli tossici prodotti dagli impiantiindustriali. In tal caso, non è facile recuperare le sostanze pericolose. Ricercatori dell'università dell'Alabamahanno progettato un liquido che può rompere il legame tra l'acqua e le molecole di alcuni inquinanti. Si tratta diun solvente altamente discriminante, che può agire in modo molto specifico nei confronti di particolari metalli.La tecnica potrebbe risultare molto utile per depurare l'acqua contaminata e potrebbe trovare un uso in alcuniprocessi chimici industriali. Il solvente «pignolo» appartiene a uno strano gruppo di sali, i liquidi ionici.Normalmente questo tipo di composizione si trova in solidi con un punto di fusione molto alto, come rocce eminerali, poiché l'attrazione elettrica tra cariche di segno opposto li lega fortemente. I ricercatori hannoinvestigato sulla possibilità di sostituire con ioni liquidi alcuni solventi infiammabili o tossici usaticomunemente nei processi industriali. In questi ultimi sono frequentemente utilizzati solventi organici, che nonsi sciolgono in acqua. Al contrario, i liquidi ionici sono in grado di mischiarsi con l'acqua e tenere separatispecifici materiali. Ciò non avviene automaticamente e per tutte le sostanze: molte di queste molecole resistonoall'attrazione dei liquidi ionici preferendo stare nell'acqua. Gli scienziati hanno superato questo ostacoloprogettando liquidi ionici che contengono particolari gruppi chimici che si legano ai metalli come minuscolepinze. In particolare, hanno prodotto solventi in cui sono presenti atomi di zolfo e gruppi di urea che si leganofacilmente ai metalli pesanti, e molto tossici, come mercurio e cadmio. Nei processi industriali:
RISPOSTA    L'acqua dissolve una grande quantità di sostanze. Ciò è da una parte un fatto positivo, perché permette dismacchiare i vestiti e di preparare bevande come tè e caffè. In altri casi è un serio problema poiché rendel'acqua facilmente inquinabile, per esempio col dissolvimento dei metalli tossici prodotti dagli impiantiindustriali. In tal caso, non è facile recuperare le sostanze pericolose. Ricercatori dell'università dell'Alabamahanno progettato un liquido che può rompere il legame tra l'acqua e le molecole di alcuni inquinanti. Si tratta diun solvente altamente discriminante, che può agire in modo molto specifico nei confronti di particolari metalli.La tecnica potrebbe risultare molto utile per depurare l'acqua contaminata e potrebbe trovare un uso in alcuniprocessi chimici industriali. Il solvente «pignolo» appartiene a uno strano gruppo di sali, i liquidi ionici.Normalmente questo tipo di composizione si trova in solidi con un punto di fusione molto alto, come rocce eminerali, poiché l'attrazione elettrica tra cariche di segno opposto li lega fortemente. I ricercatori hannoinvestigato sulla possibilità di sostituire con ioni liquidi alcuni solventi infiammabili o tossici usaticomunemente nei processi industriali. In questi ultimi sono frequentemente utilizzati solventi organici, che nonsi sciolgono in acqua. Al contrario, i liquidi ionici sono in grado di mischiarsi con l'acqua e tenere separatispecifici materiali. Ciò non avviene automaticamente e per tutte le sostanze: molte di queste molecole resistonoall'attrazione dei liquidi ionici preferendo stare nell'acqua. Gli scienziati hanno superato questo ostacoloprogettando liquidi ionici che contengono particolari gruppi chimici che si legano ai metalli come minuscolepinze. In particolare, hanno prodotto solventi in cui sono presenti atomi di zolfo e gruppi di urea che si leganofacilmente ai metalli pesanti, e molto tossici, come mercurio e cadmio. Recentemente gli scienziati hanno prodotto solventi:
RISPOSTA    L'acqua dissolve una grande quantità di sostanze. Ciò è da una parte un fatto positivo, perché permette dismacchiare i vestiti e di preparare bevande come tè e caffè. In altri casi è un serio problema poiché rendel'acqua facilmente inquinabile, per esempio col dissolvimento dei metalli tossici prodotti dagli impiantiindustriali. In tal caso, non è facile recuperare le sostanze pericolose. Ricercatori dell'università dell'Alabamahanno progettato un liquido che può rompere il legame tra l'acqua e le molecole di alcuni inquinanti. Si tratta diun solvente altamente discriminante, che può agire in modo molto specifico nei confronti di particolari metalli.La tecnica potrebbe risultare molto utile per depurare l'acqua contaminata e potrebbe trovare un uso in alcuniprocessi chimici industriali. Il solvente «pignolo» appartiene a uno strano gruppo di sali, i liquidi ionici.Normalmente questo tipo di composizione si trova in solidi con un punto di fusione molto alto, come rocce eminerali, poiché l'attrazione elettrica tra cariche di segno opposto li lega fortemente. I ricercatori hannoinvestigato sulla possibilità di sostituire con ioni liquidi alcuni solventi infiammabili o tossici usaticomunemente nei processi industriali. In questi ultimi sono frequentemente utilizzati solventi organici, che nonsi sciolgono in acqua. Al contrario, i liquidi ionici sono in grado di mischiarsi con l'acqua e tenere separatispecifici materiali. Ciò non avviene automaticamente e per tutte le sostanze: molte di queste molecole resistonoall'attrazione dei liquidi ionici preferendo stare nell'acqua. Gli scienziati hanno superato questo ostacoloprogettando liquidi ionici che contengono particolari gruppi chimici che si legano ai metalli come minuscolepinze. In particolare, hanno prodotto solventi in cui sono presenti atomi di zolfo e gruppi di urea che si leganofacilmente ai metalli pesanti, e molto tossici, come mercurio e cadmio. Il liquido progettato da alcuni ricercatori dell'Alabama:

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